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Beatrice e Monnalisa sono due figure capaci di sollecitare la fantasia di tutti, in particolare di chi ama il bello ed è incline alla poesia, e riesce a interrogarsi. Renzo Manetti,

La tesi sostenuta dallo scrittore e studioso
Beatrice e Monnalisa sono due figure capaci di sollecitare la fantasia di tutti, in particolare di chi ama il bello ed è incline alla poesia, e riesce a interrogarsi. Renzo Manetti, scrittore e studioso del simbolismo medievale, si è fatto catturare da queste due donne ed è voluto andare oltre con il suo saggio “Beatrice e Monnalisa” (Polistampa, pagg. 192, euro 14). Infatti, individua il fondamento del notissimo dipinto di Leomardo da Vinci nella stessa filosofia che ha dato vita a Beatrice di Dante e ha permeato, poi, il Rinascimento fiorentino. Come Beatrice - sostiene Manetti - anche Monnalisa sarebbe l’alter ego celeste che guida alla Sapienza e, per questo, avrebbe la stessa fisionomia dell’autore, Leonardo da Vinci.
Il libro è stato presentato dalla studiosa americana Lillian Schwartz, la quale con un video ha avvalorato la tesi di Manetti: il confronto computerizzato mette in evidenza che il Genio utilizzò il proprio volto per realizzare la Gioconda.
Le affermazioni di Manetti sono una risposta a quanti hanno sempre sostenuto che quel sorriso ambiguo del capolavoro di Leonardo non fosse di donna, ma di un uomo, di un giovinetto.
Renzo Manetti si pone un’altra volta all’attenzione, con un certo scalpore, dopo aver fatto altrettanto l’anno sorso con la pubblicazione di “Madonne del Parto. Icone templari”, edito sempre da Polistampa, che è arrivato già alla seconda edizione.
Data recensione: 22/05/2006
Testata Giornalistica: Il Corriere di Firenze
Autore: Riccardo Cardellicchio