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Il “Diario fiorentino giugno-agosto 1944” di Gaetano Casoni è un ritorno ai principi nitidi e agli alti ideali maturati nelle difficoltà e nelle privazioni

Il “Diario fiorentino giugno-agosto 1944” di Gaetano Casoni è un ritorno ai principi nitidi e agli alti ideali maturati nelle difficoltà e nelle privazioni, innanzitutto di libertà, del ventennio dittatoriale ed ancor di più negli anni tremendi della seconda guerra mondiale, soprattutto con l’occupazione nazista. Casoni era un illustre avvocato fiorentino di formazione liberale e cattolica, nato nel 1879, che si tenne sempre molto lontano dal fascismo e che, in quel terribile 1944, fu tra i principali, protagonisti degli straordinari sforzi per il salvataggio umanitario e culturale di quella Firenze capitale di civiltà che era cresciuta nei secoli e che allora rischiava di essere travolta dalla furia della macchina da guerra nazista.
Casoni, anche con l’aiuto della Croce Rossa, fece l’impossibile per salvare Firenze e la sua popolazione, per cercare il più pacifico trapasso dei poteri, anche se poi esso non si verificò e la guerra,nell’agosto 1944, venne combattuta anche nelle strade e il fronte, per giorni,divise la città stessa.
Al di là del Mugnone e della ferrovia per Roma i tedeschi resistettero qualche giorno in più, quando ancora vi erano dei pericolosi franchi tiratori nella città, e poi l’esercito tedesco, anche quando si stava allontanando da Firenze, continuò per giorni a cannoneggiare la città. In quei tragici ultimi mesie giorni di guerra i problemi erano anche quelli, assai gravi, dei detenuti, in particolare politici, delle rappresaglie, dell’alimentazione che quanto mai scarseggiava e soprattutto del salvataggio delle vite umane e della civiltà rappresentata dalla città di Firenze.
Casoni trovò vari interlocutori e alleati, in particolare Eugenio Artom, il Cardinale e Arcivescovo Elia Dalla Costa, Giorgio La Pira e Adone Zoli e famiglia. Artom fu il suo più naturale alleato: capo morale della comunità israelitica di Firenze, liberale di ascendenze piemontesi e giolittiane, avvocato e autorevole componente del Comitato toscano di liberazione nazionale, fu il più intenso interlocutore di Casoni in quella Firenze dove aleggiava prestigiosa la figura del Cardinale Della Costa.
La Pira era, invece, professore di diritto romano nella fiorentina Facoltà di Giurisprudenza, ma dovette fuggire dalla città per sottrarsi alle rappresaglie che invece subì Adone Zoli che fu anche recluso, così come il figlio Giancarlo, entrambi avvocati, rappresentanti di quelle libere professioni che animavano e collegavano Casoni ad Artom, agli Zoli e a tanti altri. Dopo la Liberazione vi furono gli anni dell’impegno civile per l’amministrazione e la ricostruzione, dove quei protagonisti dei terribili mesi del ’44 si prodigarono nuovamente, alternando attività professionali e impegni pubblici. Casoni soprattutto nella Croce Rossa, Artom fra Palazzo Vecchio e le assicurazioni della Fondiaria, poi anche alla guida della ANIA, l’associazione nazionale delle imprese di assicurazione, e per una legislatura al Senato. Adone Zoli fu a lungo deputato e, per un breve periodo, anche Presidente del Consiglio. Il figlio Giancarlo fu a Palazzo Vecchio dove divenne anche sindaco, Giorgio La Pira all’assemblea costituente e poi sindaco, mentre continuò senza interruzioni il prestigioso magistero spirituale del Cardinale Dalla Costa.
Insomma, questo “Diario fiorentino” (ripubblicato da Polistampa con presentazione di Umberto Tombari, introduzione di Giulio Conticelli e il sostegno dell’Istituto storico della Resistenza in Toscana e dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze) è quanto mai di interesse attuale e futuro, perché rappresenta le basi ideali sulle quali poggia la nostra Costituzione.
Data recensione: 04/02/2016
Testata Giornalistica: QN - Il Resto del Carlino - La Nazione - Il Giorno
Autore: Antonio Patuelli