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Quando nel 1960 viene pubblicato “La Ragazza di Bube”, il romanzo di storia partigiana, scritto

Quando nel 1960 viene pubblicato “La Ragazza di Bube”, il romanzo di storia partigiana, scritto da Carlo Cassola per Einaudi, riscuote un grande successo di pubblico. Lo stesso anno otterrà pure il premio Strega e nel 1963 sarà trasposto in una pellicola di Comencini con Claudia Cardinale.
Quella a cui s’ispirò l’autore del romanzo che ha come personaggi principali, Mara e Bube, è una storia d’amore travagliata. Una vicenda vera però, reale i cui protagonisti in carne ed ossa sono Nada Giorgi e Renato Ciandri, «due ragazzi che sono diventati adulti passando attraverso prove durissime, schiacciati dalla storia letteraria che ispirarono».
Massimo Biagioni, nel suo ultimo libro “Nada. La ragazza di Bube”, pubblicato di recente dalle edizioni Polistampa di Firenze, ha voluto ripercorrere gli episodi di vita dei protagonisti, attraverso le testimonianze della signora Giorgi che oggi è ultrasettantenne e del figlio Moreno Ciandri, i quali, nel famoso romanzo di Cassola non hanno riconosciuto “la verità dei fatti”. Nella storia romanzata di Cassola, come nella vita reale che viene fuori dal libro di Biagioni, i fatti si svolgono in Toscana all’indomani della Liberazione. L’episodio da cui ha inizio la storia accade a metà maggio del 1945 a Pontassieve in provincia di Firenze. Ad un gruppo di giovani ex partigiani, tra cui Renato/Bube, viene impedito di entrare in chiesa. Nasce un forte diverbio tra i giovani ed il prete e interviene un maresciallo dei carabinieri per sedare gli animi, ma il giovane figlio del militare, impaurito, spara ed uccide un partigiano, provocando la successiva reazione violenta del gruppo. L’epilogo è tragico. Sia il maresciallo che il figlio verranno uccisi. In seguito, Bube, accusato del duplice omicidio, si renderà latitante, verrà poi catturato, processato e condannato al carcere.
Il volume, come dice lo stesso Biagioni, non vuole essere «una ricerca storica nè una controinchiesta giudiziaria», ma piuttosto il racconto di un’altra verità, di «un altro punto di vista, quello vissuto sulla propria pelle dalla testimone - protagonista» o ancora il racconto «della mancata gioventù e del mancato riscatto, dell’improvvisa notorietà del romanzo e del film di Comencini, del matrimonio in carcere e della libertà, della difficoltà a vivere una vita normale per due persone a cui è toccato in sorte di vivere una storia più grande di loro».
Data recensione: 09/06/2006
Testata Giornalistica: Il Quotidiano della Calabria
Autore: Bruno Pino