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Per un pittore la cosa più preziosa sono i colori. E se si trova a offrire al Cielo qualcosa che, secondo lui, davvero valga, magari dona i suoi pigmenti. Yves Klein fece così

San Lorenzo, il cardinale presenta “Si fece carne”con umorismo e competenza

Per un pittore la cosa più preziosa sono i colori. E se si trova a offrire al Cielo qualcosa che, secondo lui, davvero valga, magari dona i suoi pigmenti. Yves Klein fece così. Devoto di Santa Rita, dalla natia Nizza si recò diverse volte a Cascia. Anche quando nel 1958 stava per inaugurare una spregiudicata mostra parigina; e il vernissage andò così bene che regalò al monastero di Cascia un monocromo blu. Nel 1961 vi ritornò con un altro ex voto: uno scrigno di plastica che contiene pigmenti di blu, rosa e d’oro, un cartiglio in cui invoca fama imperitura per la sua opera (lui, invece, morirà d’infarto l’anno dopo, trentaquattrenne) e tre lingottini d’oro guadagnati agli esordi. Questo “Ex voto”, giunto un tantino acciaccato da Cascia e a tempo di record restaurato a Firenze, è il pezzo forte della mostra “Si fece carne. L’arte contemporanea e il sacro” visibile fino al 9 gennaio nel Salone Donatello della Basilica di San Lorenzo (lunedì-sabato ore 10-17, gratis, info 342 7751124, catalogo Polistampa). Ne sono curatori Federica Chezzi e monsignor Timothy Verdon che hanno voluto radunarvi voci significative del panorama contemporaneo, credenti e non. Un terzo curatore per opportunità è taciuto, anche se è sua l’impronta generale dell’esposizione promossa in occasione del Convegno ecclesiale nazionale. Si tratta del cardinale Giuseppe Betori che ieri, con competenza e umorismo, ha commentato alla stampa uno a uno i lavori esposti, indossando perfino un’opera d’arte: un crocifisso di legno e ottone con inserti d’argento da lui stesso richiesto ad Anahi Mariotti. Sue commissioni, di quando era segretario della Cei, sono pure le tavole di 88 artisti italiani che dal 2005 illustrano il Nuovo Lezionario in uso nelle nostre chiese. Se ne vede una parte nella terza sezione della mostra, firmate Mario Ceroli, Sandro Chia, Emilio Isgrò, Filippo Rossi, Ettore Spalletti. Ciascuna illustra un versetto biblico. Valentino Vago, in “Tutto è compiuto”, raffigura la morte di Cristo spalmando di nero il foglio, solo la luce di piccolo astro lascia adito alla speranza. “Il tradimento di Gesù” di Mimmo Paladino (il profilo di Giuda color vinaccia che si avvicina per baciare il Redentore, nero e ombroso), Betori confessa di averglielo fatto rifare due volte, finché non è venuto conforme alle aspettative della Cei. Paladino veglia pure la facciata di San Lorenzo davanti a cui ha schierato un manipolo di suoi ieratici “Testimoni”, figure potenti ed enigmatiche scolpite nel tufo che irradiano sacralità ancestrale. «La mostra testimonia cammini in atto, ancora da definire compiutamente, mostrando che un dialogo tra fede e arte continua e produce frutti significativi anche ai nostri giorni», spiega il cardinale.
Nelle altre due sezioni della mostra si incontrano le vetrate sulla Via Crucis di Gabriele Wilpers, il bozzetto in terracotta per “Varcare la soglia” di Giuliano Vangi, divenuto poi il marmo che accoglie i visitatori dei Musei Vaticani, le foto dedicate alle reliquie dalla statunitense Nan Goldin e quelle sulle cattedrali gotiche, compresa Santa Maria del Fiore, di Gianni Ferrero Merlino. Suggestivo l’“Agnello Mistico” di Enrico Savelli, scultura d’onice retroilluminata. La videoistallazione “Xfiction” dell’italo-argentino Raul Gabriel effigia un Cristo che allarga le braccia per poi restare trafitto sulla croce.
Data recensione: 10/10/2015
Testata Giornalistica: La Repubblica
Autore: Gregorio Moppi