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Ho voluto intitolare l’articolo sulla presentazione del libro “All’àncora del tempo” con un verso che racchiude la sensazione che ho avuto di essere in mezzo al mare sospesa tra i miei pensieri

Ho voluto intitolare l’articolo sulla presentazione del libro “All’àncora del tempo” con un verso che racchiude la sensazione che ho avuto di essere in mezzo al mare sospesa tra i miei pensieri e rapita dalla poesia esistenziale di Giancarlo Bianchi.
Questo notevole artista, recentemente insignito del “Fiorino d’argento” al Premio Firenze, presenta la sensibilità e la “gentilezza” (nel senso letterario del termine) della figura del poeta, senza avere però, almeno all’apparenza, il tormento e la sfuggevolezza nei rapporti umani che contraddistinguono molti letterati di tutti i tempi. Anzi la sua apertura nei confronti degli altri lo rende un uomo empatico e ”contagioso” nel suo entusiasmo quasi fanciullesco nei confronti della vita e nel declinarne ogni sua sfumatura. L’esperienza umana si fa poesia e parla di un mondo di luce, intessuto di affetti che si fondono con l’amore per la natura, da cui il poeta trae insegnamenti e riflessioni, per astrarsi infine in uno slancio verso l’infinito.
La presentazione si è aperta con un omaggio a Oxilia, fondatore di una rivista letteraria sulla scia della tradizione dei grandi giornali fiorentini ed è proseguita con le letture delle poesie da parte di Ilaria Bucchioni, critica musicale e attrice, alternati a piacevoli intervalli musicali di Laura Molteni che ha saputo dare un’atmosfera ovattata e trasognata all’evento, con un eccentrico strumento antico di origine asiatica, il “metallofono”.
Le due tematiche centrali su cui sono imperniate le due critiche letterarie di Anita Norcini Tosi e Vera Franci Riggio, sono state rispettivamente l’impronta “metafisica” della poesia intesa come aspirazione verso l’assoluto e il “senso del tempo” che si articola con la volontà del poeta di sospendere il flusso per poi farsi di nuovo trasportare dall’anima del mondo.
Nelle liriche, rivivono alcune stratificazioni letterarie senza appesantire la luce e la limpidezza dell’acqua che rapisce il poeta in un vorticoso viaggio immaginario e gli permette di soffermarsi ogni tanto in qualche approdo della memoria, dove campeggiano0 le figure femminili della sua famiglia. A tratti, dalle acque azzurre della rappresentazione del tempo di Bianchi, affiorano la freschezza della lirica greca, la semplicità scarna della poesia di Ungaretti, il richiamo all’infanzia del Pascoli che si mescolano con il suo vissuto interiore e affettivo.
E alla fine del viaggio, emerge netta la consapevolezza della fatalità del percorso e l’accettazione della fusione dell’io con l’assoluto, nel chiarore di un prospettiva più grande che porta ogni piccolo fiume a fondersi con il mare e poi con l’oceano, in una comunione pacifica con l’anima dell’universo: “abbandono la mia storia all’eterna memoria, acqua soave”.
Data recensione: 01/05/2015
Testata Giornalistica: Pègaso
Autore: Francesca Bandinelli