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“Storie di strada” potrebbero anche definirsi storie di un uomo che sa guardare con consapevole pietas, partecipe con la sua vita della vita degli altri.

“Storie di strada” potrebbero anche definirsi storie di un uomo che sa guardare con consapevole pietas, partecipe con la sua vita della vita degli altri. Altri, che sono umanamente fratelli in un mondo talvolta ostile che li respinge. C’è il respiro del poeta che apre loro le braccia. Il suo dolore si slarga per accogliere quello degli altri. “C’è una luce tra la nebbia / ora salgo due gradini / si fa chiara quella meta / se cammino verso l’altro”.
Una dolorosa realtà: la morte di un figlio. Gli altri: “bambini stretti nel blu / voci di allegria”. Quale blu? Quello potente della vita, di braccia cinte d’amore che sottraggono i figli al dolore. Ad altri è successo, ma … “tu nascosto nella terra, pigoli senza storia”.
L’uomo nel suo cammino di molteplici e lontane primavere, non si è seccato come il fico maledetto nel vangelo di Matteo, ma si proietta e “ora dal mare” attende “il senso del lungo viaggio”.
Gli occhi stanno a guardare vorrebbero fugare le paure dei clandestini, aprire loro un varco, offrire una sosta al riparo. Il cuore è volto all’amicizia verso la comprensione di chi, emarginato, si nasconde nel buio. Il poeta osserva “occhi neri di bambina straniera” …
È dura e in salita la strada oltre il confine ignoto. Sono compagni i sogni legati all’infanzia, alla terra dei natali, al ricordo del padre che dall’oltre tende le sue braccia: “È la tua voce … / oh padre mio, il vento strappa / questo corpo … stringo gli occhi / una fitta cattura il cuore / sono vivo davvero?”
Proprio quando ci si sente prossimi all’ombra insorge un desiderio di luce: “luce folgorante /( non c’è riparo)” che “ innesta il mio essere / fremiti profondi / tradiscono lo sbalordimento”.
Poesia scandita in versi brevi di compiuta, sensibile armonia, autentici nel loro porgersi essenziale. È poesia intatta nel suo mistero. Viene spezzato il pane assieme al Fratello Nero. poesia di ricordi, di giorni, di luce che fa brillare i tetti. Poesia di ragazzi soli che lanciano parole scure al di là del muro. Poesia che ricorda i “Dimenticati”. Il poeta vive nel presente “nascosto sotto fasci di libri”. Il suo tempo solitario viene appagato, ma lo è davvero? In lui permane amore, quello verso gli altri anche se lo pone come interrogativo, altrimenti non ne farebbe menzione. davanti a lui il cielo che è premessa di un dopo anche se laico e non di timore. La poesia di Menotti galeotti in “Storie di strada” è stata definita poesia civile, ma è qualcosa di più che va oltre la semplice cronaca: è voce attenta di un puro di cuore che osserva i mali del mondo, non spettatore, ma partecipe. Il suo grido è autentico dolore rivolto agli altri; tutti devono guardare non con gli occhi dell’indifferenza, ma con occhi di partecipe amore. Voglio terminare con questi versi, conclusione e inizio del viaggio di questo autentico poeta: “lui riprese il cammino / in solitudine / aldilà del muro / la luce umida del mattino / nel cuore l’attesa / del tempo nuovo”.  
Data recensione: 21/09/2014
Testata Giornalistica: Erba d’Arno
Autore: Anna Vincitorio