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Ha cambiato casa la sezione toscana dell’Associazione dimore storiche. Da Borgo Santissimi Apostoli, residenza del marchese Niccolò Rosselli Del Turco

Ha cambiato casa la sezione toscana dell’Associazione dimore storiche. Da Borgo Santissimi Apostoli, residenza del marchese Niccolò Rosselli Del Turco (che per venti anni ne ha retto la presidenza con un apprezzatissimo ruolo di animatore pure a livello nazionale) si è trasferita in piazza San Firenze, nel Palazzo Gondi (nato sul finire del Quattrocento dal genio di Giuliano da Sangallo e ora splendidamente restaurato) da quando appunto il marchese Bernardo ha assunto la guida del sodalizio. Un’eredità pesante, accolta con spirito di servizio, perché i nobili di oggi sanno di non poter più vivere sugli allori, solo mostrando i titoli araldici. Prescelto dal «sindacato» dei proprietari di antichi immobili dopo aver assolto con apprezzamento e stima altri incarichi di rappresentanza, come presidente dell’Unione provinciale agricoltori di Firenze dal 2000 al 2007, nella giunta della Camera di Commercio fiorentina dal 1994 al 2009 (per 5 anni ne ha guidato pure il Laboratorio chimico-merceologico ), mentre per quasi due lustri è stato vice presidente del Consorzio Chianti Rufina e consigliere del Consorzio Vino Chianti e di varie altre istituzioni. Meriti professionali a parte, va anche detto che quello dei Gondi è un Casato di primo piano: sono discendenti della consorteria dei Filippi, che Dante nella Divina Commedia pone nel Paradiso e annovera tra le più antiche famiglie di Firenze, imparentata con i Medici, gli Albizi, gli Antinori e gli Strozzi. Ancora oggi in prima fila insieme ai Frescobaldi, Ricasoli, Pucci, Pandolfini, Corsini, Antinori, Guicciardini. Un ramo di commercianti che, col passare dei secoli, si sono poi evoluti in banchieri a Lione, Siviglia, Napoli. Caterina de’ Medici decise di far gestire ai Gondi le doti francesi. «È per questo che a Parigi la mia famiglia acquisì molta importanza e nell’abside di Notre Dame c’è la cappella Gondi , dove sono sepolti il cardinale di Parigi, che era un Gondi all’epoca di Mazzarino, e il capo dell’esercito della Bastiglia», mi sottolinea Bernardo, che con la moglie Vittoria ha trasmesso il tratto imprenditoriale anche ai figli Gerardo e Lapo. «Fin da piccolo – prosegue – ho imparato che essere un Gondi non è cosa da poco: esige impegno fatica e serietà, uniti alla fierezza di avere alle spalle una vicenda rilevante ed avi che, oltre a compiere azioni memorabili rimaste impresse nella storia italiana ed europea, hanno arricchito la nostra città – e non solo quella – di tesori d’arte e di cultura». Con questo spirito, alla morte del padre Bonaccorso (2009) ha portato a termine il restauro del Palazzo che ha richiesto sei anni (2005- 2011) di lavori intensi: «Numerosi ambienti – precisa – erano stati affittati ad avvocati ed altri professionisti, a commercianti. Senza voler stravolgere d’un colpo le destinazioni dei locali a studi e negozi, abbiamo intrapreso un’opera che non esito a definire ciclopica. Siamo riusciti gradualmente, con accorti spostamenti, a ricavare spazi per attività musicali, eventi e convegni, in ambienti in cui è ancora viva la memoria della Firenze rinascimentale: abbiamo trasformato l’ultimo piano in una residenza d’epoca, unica per il suo panorama sul cuore della città con i suoi straordinari monumenti, e restaurato anche le cantine, oltre al cortile, che a primavera ospiterà la mostra delle camelie ed in ottobre la festa di San Luca. In poche parole mi sento di poter affermare che abbiamo creato a Firenze un nuovo polo di cultura, civiltà e di incontro». Un Polo ben descritto e illustrato in un volume stampato da Polistampa, curato da Gabriele Morolli e Paolo Fiumi, con la prefazione di Cristina Acidini e altri qualificati contributi. Marco Calafati ripercorre le vicende storiche del Casato fra Firenze e Parigi, facendo scoprire un disegno sconosciuto di Leonardo da Vinci dedicato a Giuliano Gondi e il libro di cassa di Antonio Gondi, nel quale sono riportate le spese sostenute dalla famiglia per finanziare la metà del primo viaggio di Giovanni da Verrazzano in America, quando fu scoperta la baia di New York. Anna Bisceglia ci accompagna nella cappella Gondi in Santa Maria Novella, altro capolavoro del Sangallo che custodisce il celebre Crocifisso di Filippo Brunelleschi.  Anche la tenuta di Bossi a Pontassieve, nelle colline del Chianti Rufina, acquistata nel 1592 dai Tolomei, aveva bisogno di una marcia in più per affrontare le sfide commerciali del nostro secolo. Dopo le ristrutturazioni avvenute nel corso degli anni, intorno all’imponente Villa è stato creato un grande agriturismo. Nei 315 ettari si coltivano vigneti, oliveti, cereali e una gran parte è destinata a boschi. Da queste rinnovate cantine escono ottimi vini ed il richiestissimo olio «Laudemio», per metà esportati anche negli Usa, in Canada, Cina e Danimarca. Al mercato interno è invece rivolta la produzione della Fattoria di Volmiano a Calenzano, sulle pendici di Monte Morello.  Palazzi monumentali e tenute incantevoli, dove Bernardo e Vittoria Gondi trascorrano la loro giornata lavorativa, insieme ai figli Gerardo (che con la moglie Lucrezia li renderà a maggio nonni felici) e Lapo. Ma come colpo d’occhio interno e veduta paesaggistica non teme confronti la loro dimora in via San Matteo ad Arcetri, con un piccolo giardino, un chiostro dell’ex convento di clausura delle clarisse nel quale hanno preso il velo le due figlie di Galileo Galilei. «Qui fioriscono le rose fino a Natale», come è documentato da una bella lettera di Suor Maria Celeste al padre, che negli ultimi anni viveva nella vicina villa «Il Gioiello». «Anche noi il 20 dicembre abbiamo colto i giaggioli», ci congeda orgoglioso il marchese Bernardo, uomo pratico di affari, schietto, ma dalla grande sensibilità umana e spirituale.
Data recensione: 08/03/2015
Testata Giornalistica: Toscana Oggi
Autore: Antonio Lovascio