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In occasione del centocinquantesimo anniversario di Firenze, capitale del Regno d’Italia dal 1865 al 1871

In occasione del centocinquantesimo anniversario di Firenze, capitale del Regno d’Italia dal 1865 al 1871, questa pubblicazione resta a memoria di una mostra appena conclusa nel capoluogo toscano, organizzata dall’Ente Cassa di risparmio di Firenze con la sezione didattica della Soprintendenza e l’Istituto geografico militare (iniziativa che ha coinvolto scolaresche e insegnanti). Il libro documenta in primo luogo la Firenze che non c’è più”, precedente alla trasformazione radicale del centro storico guidata dall’architetto urbanista Giuseppe Poggi per adattare la città alle esigenze di quella che sarebbe divenuta a breve capitale del regno. E lo fa grazie ai nitidi dipinti di un vedutista di talento, Fabio Borbottoni (1823-1901). Le opere di questo artista della collezione dell’Ente Cassa di risparmio, da anni studiate da Emanuele Barletti (che qui indaga anche sulla raccolta privata del pittore, focalizza appunto sulle vedute di Firenze), indugiano su angoli suggestivi di una città che scomparve in brevissimo tempo, ma che già da anni aveva iniziato a cedere, specie nei dintorni pittoreschi di una città che scomparve in brevissimo tempo, ma che già da anni aveva iniziato a cedere, specie nei dintorni pittoreschi immortalati dai macchiaioli, a massicci cambiamenti. Nei dipinti di Borbottoni tratti di mura, torri, piazze, vicoli, ponti, porte raffigurano, come spiega Carlo Sisi nella presentazione, « la tranquilla città del governo lorenese», in «armonioso dialogo con il paesaggio circostante». La documentazione sulla Firenze scomparsa si arricchisce nel libro con lo studio delle carte dell’istituto geografico militare, che tracciano la progressiva trasformazione urbana della Firenze del XIX secolo. Inoltre, sono anche pubblicate altre significative vedute della città toscana, dalle raccolte dell’Ente Cassa di risparmio, compresi i trentasei dipinti, recentemente acquisiti, che un ingegnere, Emilio Biondi, eseguì fra il 1860 e il 1890. ma la vera, poetica novità del libro è l’aver affiancato, o meglio in qualche maniera sovrapposto le immagini dei dipinti a quelle digitali dei luoghi come appaiono adesso: fotografie “sincretiche”, una sorta di ectoplasmi, come spiega il suo autore, Saverio De Meo, utili a collegare in modo originale passato e presente.    
Data recensione: 01/05/2015
Testata Giornalistica: Arte Dossier
Autore: Gloria Fossi