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Visioni sovrapposte che raccontano il passato e il presente di una città. Fino al 5 aprile lo spazio mostre dell’Ente Cassa di Risparmio in via Bufalini ospita “Firenze: fotografia di una città

Visioni sovrapposte che raccontano il passato e il presente di una città. Fino al 5 aprile lo spazio mostre dell’Ente Cassa di Risparmio in via Bufalini ospita “Firenze: fotografia di una città tra storia e attualità”, un viaggio per immagini che partendo dalle celebri vedute di Fabio Borbottoni – funzionario delle ferrovie appassionato di pittura vissuto tra il 1820 e il 1902 il quale, alla vigilia della rivoluzione urbanistica del Poggi, documentò minuziosamente, con 120 dipinti ad olio di identico formato (56 x 43 cm), l’aspetto ottocentesco di strade e piazze fiorentine – si spinge fino alla contemporaneità con gli scatti del fotografo pugliese Saverio De Meo, che ritraggono gli stessi scorci e che, sovrapposti alle prime, mostrano con intensità e immediatezza il passare del tempo e i suoi effetti non soltanto architettonici.
Curata da Emanuele Barletti, la mostra è realizzata in collaborazione con la sezione didattica del Polo museale fiorentino e con l’Istituto geografico militare e si inserisce nel programma delle celebrazioni dei 150 anni di Firenze capitale. Punto di partenza la collezione Borbottoni, interamente acquisita dall’Ente nel 1996 e già nel 2007 oggetto di un’apprezzata esposizione che oggi viene riproposta arricchita dal confronto col contemporaneo. Il risultato è un vero e proprio gioco di contrasti, a volte suggestivo e a volte stridente, fra la Firenze romantica, dalle tinte soffuse (e le strade praticamente deserte) d’antan, in cui divertirsi a riconoscere incroci e monumenti perduti per sempre – dal Ponte alle Grazie con le celle delle monache di clausura alla chiesa di San Pier Maggiore, parzialmente scomparsa – e quella caotica di oggi, fra orde di turisti, bici accatastate sulle ringhiere, bancarelle abusive e parcheggi selvaggi. Ma l’intento, chiariscono gli organizzatori, non è quello di uno sterile elenco di lamentele e rimpianti: «Si doveva evitare – scrive Barletti nel suo saggio in catalogo – la retorica di “Firenze com’era” per cercare un rapporto evocativo tra passato e presente che non fosse visto in termini conflittuali o nostalgici, ossia di un paragone che assegna sostanzialmente alla modernità il ruolo del “cattivo”, distruttore di valori di bellezza, e al passato i connotati di un’età felice e armoniosa. Certamente una simile impostazione non poteva farci evitare comunque la repulsione per certe brutture del presente rispetto a luoghi, monumenti, strade del centro storico continuamente esposte al rischio di degrado e di una manipolazione estranea alla storia e alle tradizioni, ma almeno ci poneva nella condizione di misurare l’evoluzione dei tempi con atteggiamenti più realistici e pacati ». A completare l’esposizione, alcune testimonianze planimetriche fornite dall’Istituto geografico militare che mostrano nel dettaglio i grandi cambiamenti urbanistici intervenuti negli anni fra il 1843 e il 1870.
Data recensione: 18/02/2015
Testata Giornalistica: La Repubblica
Autore: Gaia Rau