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Gli scienziati han sempre avuto bisogno di uomini d’azione. Che scalassero le montagne, esplorassero luoghi vergini e andassero sott’acqua. Senza uomini come Hans Haas

Il Gruppo attivo dal 1967: dilettanti di genio per missioni scientifiche spesso decisive Gli scienziati han sempre avuto bisogno di  uomini d’azione. Che scalassero le montagne, esplorassero luoghi vergini e andassero sott’acqua. Senza uomini come Hans Haas o Jacques Cousteau ad esempio, la conoscenza del are si sarebbe arenata nelle secche delle supposizioni. Lo stesso vale per il “Gruppo ricerche scientifiche e tecniche subacquee di Firenze” che, fra 1967 e 2008, ha scritto capitoli decisivi di amore per l mare e l’ambiente, l’ azione e la ricerca (anche tecnica: i primi giubbotti ad assetto variabile e mute stagne, scafandri cine-fotografici, l’uso pionieristico dei gommoni), mettendo la propria iniziativa di privati al servizio delle università di mezzo mondo. Col decisivo sostegno di Ludovico Mares, fornitore tecnico di quel drappello di editori, avvocati, ingegneri, medici, psicoanalisti pazzi per il blu, cui nel tempo si sono uniti studiosi di vaglia come Francesco Cinelli. Una storia che Paolo Notarbartolo, regista, operatore e, con Alessandro Olschi, anima del “Gruppo”, ha consegnato ad un libro, Quel mare che bagnava Firenze, scritto con Gaetano Cafiero, firma della subacquea e testimone di parte degli eventi. Dalla prima missione, 1966, alle tunisine isole Galite a Cuba e le Galapagos, passando per Patagonia, Terra del Fuoco, Antartide, Corsica, Algeria, Arabia Saudita, le tante in Mar Rosso, le due in Australia (cruciale quella dell’86 in cui documentano per primi la riproduzione sessuata dei coralli), Kenia, Tanzania, Egadi, ustica, Pelagie, la costante attenzione per Pianosa, Montecristo, Capraia, Giglio e Capraia – delle quali il “Gruppo” favorirà la qualifica di parco marino – esce un fascinoso racconto di passione, fatica, competenza e avventura. Le cui immagini sono affidate alle migliaia di foto, alle tante pubblicazioni ed ai numerosi, premiatissimi documentari girati da sub fiorentini per Istituto Luce, Cnr, università, fino alla Rai (un loro film su Pianosa inaugurerà la Terza Rete) e “Quark”. «Noi ci mettevamo le competenze subacquee e logistiche – racconta Notarbartolo, oggi 87enne – e trovavamo i fondi coinvolgendo linee aeree e sponsor tecnici: le risorse finanziarie sono sempre state un grosso problema per i ricercatori. Avevamo iniziato tutti con le gare di caccia, poi da un mio incontro con Benedetto Lanza, allora direttore della Specola, nacque l’idea di organizzare una gara a Hurghada nel Mar Rosso, nella quale prima di essere pesate per determinare il vincitore,  le prede venivano affidate agli studiosi apposta venuti con noi. Da lì in poi ci siamo conquistati stima affetto del mondo accademico e dei ministeri che ci hanno sempre aiutato. Da tre anni non vedo più sotto, molti di noi sono scomparsi e fra i giovani ho visto uno spirito competitivo che non amo: non volevamo campioni fra di noi ma solo amanti del mare intelligenti che volevano migliorare la cosa. Il mio messaggio è semplice: rispettare, proteggere il mare, educare le persone ad avere  coscienza che non possiamo dominarlo».  
Data recensione: 31/08/2014
Testata Giornalistica: La Repubblica
Autore: Paolo Russo