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Sette secoli fa nella Valle del Sambre e nelle frazioni della Valle dell’Arno del Comune di Fiesole, c’era già la proto rivoluzione industriale grazie ai sei impianti per la gualcatura

Sette secoli fa nella Valle del Sambre e nelle frazioni della Valle dell’Arno del Comune di Fiesole, c’era già la proto rivoluzione industriale grazie ai sei impianti per la gualcatura, un procedimento per dare ai tessuti di lana una consistenza maggiore. Dieci chilometri quadrati che formano il «Triangolo delle Gualchiere», che comprende Compiobbi, Girone, Quintole, Terenzano, Pontanico, Ellera, Le Falle, Ontignano, S. Clemente e Valle. Triangolo oggi protagonista del libro di Berlinghiero Buonarroti «Il triangolo delle Gualchiere – itinerario storico della Valle dell’Arno del Comune di Fiesole». Quasi 500 pagine documentatissime: 904 fotografie, 105 documenti, 44 disegni dello stesso Buonarroti, 13 schede e un indice analitico ricco di dati. Il volume, patrocinato dal Comune di Fiesole, comprende cinquanta capitoli con note  e un glossario di parole ormai fuori uso che raccontano una storia che parte dal 3000 avanti Cristo per arrivare ai giorni nostri. Una storia che comincia da molto lontano, milioni di anni, ritrovamenti che consentono di ricostruire i codici genetici delle comunità nella valle del’Arno. E l’Arno è tra principali protagonisti della storia con i suoi tanti ponti, le alluvioni, chi ci ha vissuto e lavorato: renaioli, barcaioli, lavandaie. Storie poco conosciute come quella di Guido Bartoloni che nel 1947 costruì da solo il ponte sospeso dell’Anchetta che ha servito molte generazioni di compiobbesi ma non solo, finché non fu distrutto dall’alluvione del 1966. Storia e cronache minute si intersecano fino a diventare tutt’uno vicende di donne e di uomini che formano le comunità. Vicende storiche che vedono le comunità nascere e svilupparsi attorno alle chiese. Vicende che il libro descrive minutamente fino a elencare i corredi delle varie parrocchie e compagnie, dagli arredi sacri ai paramenti, i nomi dei parroci che si sono succeduti nei secoli, la nascita delle due diocesi di Fiesole e Firenze. Insediamenti che si moltiplicano e con essi i lavori, alcuni scomparsi, altri che si sono tramandati fino a oggi. Poi la politica con la nascita di vari circoli: socialisti, cattolici, poi il fascismo e le due guerre mondiali, i bombardamenti, la Resistenza che ha imposto alle comunità il pagamento di un pesante tributo di sangue . Per secoli l’economia di Compiobbi è stata prevalentemente rurale e Buonarroti dedica molto spazio ai poderi e alla storia delle famiglie che li gestivano. Poi nel XIX secolo arriva l’industria e Compiobbi diventa uno dei primi paesi industriali della provincia di Firenze, nel 1930 avrà un nuovo incremento con la nascita di tre grandi fabbriche che daranno lavoro a quasi 200 operai. Nuovo impulso viene poi dall’inaugurazione della ferrovia che Firenze porta a Roma e dal potenziamento della via Aretina, arriva il progresso ma cambia il paesaggio e gradatamente anche la struttura sociale. Compiobbi vanta anche il primato delle “lapidi mancate”: Dante Alighieri che passa nel paese per avviarsi verso Campaldino, Goethe, Leonardo da Vinci, padre Eugenio Barsanti, lo scolopio inventore del motore a scoppio, che soggiornava in estate in una villa della zona, e Garibaldi che si ferma alla stazione e tiene un discorso al popolo del piccolo villaggio. Un avvenimento cui Compiobbi non ha dedicato neppure una lapide. Buonarroti ne propone una che vada ad aggiungersi alle 4247 che già si trovano nelle città e paesi d’Italia. La ricerca che Berlinghiero Buonarroti definisce “indagine di archeologia umana” è minuziosa nell’analisi dei vari componenti, mettendo in evidenza anche i minimi particolari, apparentemente insignificanti, ma che costituiscono il tessuto sociale di una comunità.
Data recensione: 01/06/2014
Testata Giornalistica: Toscana Oggi
Autore: Ennio Cicali