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La nobiltà toscana e fiorentina era di origine commerciale e agricola. Poi è diventata di banchieri e infine di nobili. Questa è la trafila storica

La nobiltà toscana e fiorentina era di origine commerciale e agricola. Poi è diventata di banchieri e infine di nobili. Questa è la trafila storica di molte famiglie blasonate della nostra città. Pochissimi sono gli aristocratici che scelsero la via delle armi. Ne cito quattro, di epoche diverse: Giovanni delle Bande Nere, unico dei Medici ad avere scelto il mestiere delle armi, il barone Vincenzo Ricasoli (1814-1891), il generale di cavalleria Giuseppe Torrigiani di Santa Cristina, morto recentemente, combattente nella seconda guerra mondiale. e il marchese Emilio Pucci di Barsento, ufficiale pilota, pluridecorato al valor militare. Ricasoli è stato Maggior Generale dell’esercito piemontese e poi italiano, ed era il fratello minore del barone Bettino Ricasoli, primo capo del governo italiano dopo la morte del conte Camillo Benso di Cavour e fondatore de ‘La Nazione’. «Vincenzo Ricasoli, patriota, soldato e agricoltore in Maremma» è il titolo della bella biografia edita da Polistampa e scritta da Daniele Bronzuoli. Questa biografia riempie un vuoto considerevole nella storia della Toscana e della famiglia Ricasoli. Oscurato dalla fama del fratello Bettino, il generale Ricasoli fu conosciuto dai suoi contemporanei, ma sconosciuto ai posteri. Quella di Vincenzo Ricasoli è una figura affascinante perché univa la passione per le armi, una profonda fede nell’unità d’Italia e una vocazione intensa per l’agricoltura. In Maremma Vincenzo Ricasoli, come Bettino, detto il barone di ferro, fu un agricoltore ardimentoso e non molto fortunato, pioniere della meccanizzazione, si dedicò molto alla fattoria della Gorarella, oggi di Niccolò Rosselli Del Turco che ha patrocinato questa bella biografia.
Data recensione: 23/03/2014
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Giovanni Pallanti