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Guerrieri, viaggiatori, uomini e donne orfani di di una perduta stabilità, cavalli al galoppo, sfere e mondi estranei al quotidiano sono narrati come in un canto

Guerrieri, viaggiatori, uomini e donne orfani di di una perduta stabilità, cavalli al galoppo, sfere e mondi estranei al quotidiano sono narrati come in un canto poetico fatto di bronzo e terracotta dall’abilità manuale di un grande maestro, la sua intuizione, geniale, basata sull’attenta analisi di un passato lontano da cui nascono i racconti di mille storie odierne.
Questa è la mostra di Paolo Staccioli, intitolata “Le cortesie, le audaci imprese io canto”, al pubblico da domani al 10 marzo a Palazzo Medici Riccardi, dove le opere scultoree del maestro sono “posate” in un’esposizione multiforme che parte dal cortile di Michelozzo, si “posa” nel Giardino Mediceo, per poi passare alla splendida Sala della Limonaia, con un allestimento che non mancherà di ricordare i ronconiani percorsi ariosteschi.
I suoi bronzi sono personaggi apparentemente immoti, sfere come mondi che sembrano separati dal nostro conosciuto, ma in realtà assoluta prosecuzione di questo, immaginifiche giostre con i cavalli tagliati a metà che volano portando sul proprio dorso cavalieri alati.
Data recensione: 06/02/2014
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: ––