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Per la cifra tonda di un milione di euro la collezione di autoritratti d’artista Raimondo Rezzonico (Locarno, Svizzera) è stata acquistata dal Polo Museale fiorentino. La destinazione è il

Per la cifra tonda di un milione di euro la collezione di autoritratti d’artista Raimondo Rezzonico (Locarno, Svizzera) è stata acquistata dal Polo Museale fiorentino. La destinazione è il Museo degli Uffizi che già di autoritratti di varia epoca, di autori italiani e stranieri, ne possedeva più di mille. La raccolta Rezzonico, ora proprietà dello Stato, comprende 295 pezzi. Sono opere di artisti italiani del Novecento (da Felice Carena a De Chirico, da Campigli a Guttuso, a Fontana, a Sironi, a Morlotti, a Pistoletto, a Clemente eccetera) e stranieri (Matisse, Léger, Derain, Rouault, Picabia, Kokoschka eccetera). Una selezione dell’acquisto (cinquanta pezzi) è stata presentata alle Reali Pioste degli Uffizi con catalogo curato da Antonio Natali e sotto l’epigrafe del «Genio fiorentino». Così si chiama infatti l’insieme di eventi che, promosso dalla Provincia e in concomitanza con il Maggio musicale, allieta la primavera fiorentina.
Devo dire che l’epigrafe «Genio fiorentino» è del tutto pertinente. Conviene spiegare perché. Quando, nel 1664, il cardinale Leopoldo de’ Medici ordinò al Guercino che allora abitava a Bologna il suo autoritratto, dando inizio così a una consuetudine collezionistica che è esclusiva degli Uffizi fra i grandi musei del mondo, quello fu un vero colpo di genio. Grazie al coltissimo cardinale gli interessi aulici e squisiti dei Medici conobbero una originale variante che solo la vocazione eccentrica che abita lo spirito fiorentino può aiutarci a capire.
La mostra ora alle Reali Poste è l’ultimo visibile frutto di una intuizione geniale di quatro secoli fa. Agli Uffizi, dalla seconda metà del seicento a oggi, si sono accumulati, generazione dopo generazione, molte centinaia di autoritratti di artista. Da un certo momento in poi non c’è stato autore di qualche rilievo che non abbia considerato suo privilegio donare al massimo museo italiano l’immagine di sé stesso. Il risultato è che oggi (esposti in piccola parte nel Corridoio Vasariano, ordinati per la parte più grande nei depositi) i nomi che figurano nei manuali di storia dell’arte e nei repertori di pittura sono tutti (o quasi) presenti in effige.
La Collezione Rezzonico viene ad aggiungersi a quanto è stato raccolto e selezionato in quattro secoli di storia del museo, portando a più di milleseicento il numero complessivo degli autoritratti a oggi posseduti. Era dai tempi del cardinal Leopoldo che il catalogo di questo specifico settore non conosceva una addizione così cospicua.
Una considerazione conclusiva mi sembra opportuna. Uno stereotipo diffuso vuole lo Stato totalmente assente dal mercato dell’arte, per nulla interessato ad accrescere con acquisti mirati il suo patrimonio. Questo non è vero. O almeno non è vero se riferito ai Musei del Polo fiorentino. Negli ultimi dieci anni (si sono succeduti nel periodo quattro ministri e due coalizioni, una di centro-destra, l’altra di centro-sinistra) le raccolte statali fiorentine si sono arricchite di opere d’arte per un valore complessivo di 37.208.881 euro. Oltre settanta miliardi di vecchie lire spesi per acquistare quadri e sculture, disegni e oggetti di arte minore, non sono - a questi chiar di luna - una cifra trascurabile. Solo gli Uffizi sono stati beneficiati, nel periodo, di acquisti poer un valore pari a 19 milioni di euro. L’ultima acquisizione in ordine di tempo è appunto questa, della collezione Raimondo Rezzonico.
Quale privato avrebbe speso in dieci anni 37 milioni (19 solo per gli Uffizi) per arricchire di nuove opere i musei di una città già strapiena di capolavori? È una domanda da girare a chi vagheggia, con giuliva stoltezza, mirabolanti scenari di privatizzazione.«I modelli di Narciso. La collezione d’autoritratti di Raimondo Rezzonico agli Uffizi», Firenze, Uffizi, Reali poste; fino all’11 giugno. Catalogo Polistampa.
Data recensione: 28/05/2006
Testata Giornalistica: IL SOLE 24 ORE
Autore: Antonio Paolucci