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Dopo i latini Pontifex e Trivia senatoria (pubblicati da Andrea Piccardi e Stefano Cartei), l’Edizione Nazionale delle opere di Leon Battista Alberti

Dopo i latini Pontifex e Trivia senatoria (pubblicati da Andrea Piccardi e Stefano Cartei), l’Edizione Nazionale delle opere di Leon Battista Alberti, presieduta da Roberto Cardini, si arricchisce del primo scritto italiano, affidato alla sapiente cura di uno dei massimi specialisti del grande e atipico letterato-architetto. L’edizione, la prima «rigorosamente critica» (p. 16a) del capitale trattato di tecnica pittorica albertiano, è il risultato, di grande pregio, di una rigorosa indagine scandita nel tempo da importanti studi preliminari, fra i quali, è noto, la dimostrazione della precedenza del testo volgare sulla redazione latina: germinato dai «brevissimi ricordi» di tipo geometrico-matematico degli Elementa picture volgari, che, verosimilmente negli anni della formazione veneziano-padovana e bolognese, per il «designatore» concepì «chi forse per sé non sa» ancora «designare» (L.B. Alberti, Opere volgari, a cura di C. Grayson, Bari, Laterza, III, 1973,p. 111), esso fu scritto «da pittore per i pittori» (p. 46) nella stessa stagione fiorentina della Familia e della Grammatichetta, analoghi, e interconnessi, «prodotti di un’alta ed impegnata divulgazione», rivolta in questo caso a un pubblico rispettivamente di mercanti e di locutori toscani (pp. 40-41) ultimato, in redazione ancora provvisoria, già nell’agosto del 1435, come attesta la nota autografa del Marciano Lat. XI 67 , fu poi dedicato al Brunelleschi con il celebre prologus a «Pippo architetto» soltanto nella stesura più rifinita, datata al luglio 1436, in occasione dell’ormai prossimo completamento della prodigiosa cupola di Santa Maria del Fiore, «struttura sì grande, erta sopra e cieli, ampla da coprire con sua ombra tutti e popoli toscani, fatta sanza alcuno aiuto di travamenti o di copia di legname» (Prol.8).
A differenza della più fortunata versione in latino, tràdita da una ventina di manoscritti, il testo volgare è trasmesso da tre codici soltanto, la cui particolareggiata descrizione (pp. 61-71) ha il corredo di un puntuale esame linguistico: F1 (Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, II. v. 38), che - autorevole silloge di opere volgari albertiane, con correzioni e aggiunte di pugno dell’umanista, in prevalenza trascritta, anche nella sezione che comprende il De pictura, dal sodale fiorentino Lorenzo Vettori - è 1’unico testimone dell’epistola proemiale; e i cinquecenteschi P (il Parigino it.7692 della Bibliothèque Nationale de France), linguisticamente localizzabile in «una zona mediana, probabilmente la Toscana sud-orientale», e V (Biblioteca Capitolare di Verona, CCLXXIID, di mano settentrionale.
Data recensione: 01/01/2013
Testata Giornalistica: Per leggere
Autore: Alberto Martelli