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Il saggio di Olinto Dini, impegnato da sempre e per lungo tempo sul versante politico, ci fa riscoprire un Risorgimento italiano meno retorico e più popolare. in definitiva la biografia di

Il saggio di Olinto Dini, impegnato da sempre e per lungo tempo sul versante politico, ci fa riscoprire un Risorgimento italiano meno retorico e più popolare. in definitiva la biografia di Giuseppe Dolfi, panettiere popolano di San Lorenzo, contrada fiorentina, è un ritratto al di dietro del quale si intuiscono personaggi meno noti, ma non meno determinanti alla costruzione dell’Italia libera da gioghi stranieri ed unita.
Quindi, non ritratti di personaggi consacrati in medaglioni storici e monumenti bronzei, ma piccoli artigiani, operai, insomma "gente dalle basse case" come ebbe a esprimersi il capo della polizia fiorentina all’indomani dei tumulti risorgimentali. È quindi una riscoperta di un moto popolare che non vedeva soltanto intellettuali, borghesi e nobili decaduti alla formazione di un’Italia unita, ma un mix di strati sociali, ove il popolo emergente, con il suo ragionato consenso, fu determinante alla metà dell’800 per aggregarsi a un Piemonte in piena espansione di forze e di ideali.
Oltre a tale novità l’autore ne pone in evidenza un’altra, assai poco scandagliata da storici cattedratici: l’influenza che ebbe la massoneria nel tenere uniti uomini politici che desideravano sì l’unità d’Italia, ma ognuno a modo suo o del suo raggruppamento politico. Nella visione di Olinto Dini la massoneria fu veramente un crogiolo, un atanor potente che fece da mediazione fra i vari partiti politici che si muovevano nell’interno suo per raggiungere lo stesso scopo. Democratici, repubblicani, monarchici, poi socialisti, anarchici e quant’altri si affacciarono nelle logge italiane riuscirono, spesso dopo litigi furibondi e odi implacabili, a trovare ognuno quella tolleranza che li portò dritti allo scopo. E Giuseppe Dolfi, in questo, fu un antisegnano, come spiega e documenta Dini con un stile asciutto ed efficace. Ma, l’autore, ha anche il merito di riposizionare la nascita della massoneria italiana nei suoi giusti confini storiografici, indicando nell’anno 1861, nella Valle di Torino, la giusta ricorrenza della nascita della Prima Costituente Massonica Italiana che prevedeva le mosse dall’erezione della prima loggia post-risorgimentale: "Ausonia" di Torino (8 ottobre 1859), e ciò gli fa tanto più onore se si considera come nel 2005 si siano celebrati in Italia tanti congressi per la ricorrenza dei duecento anni di vita della massoneria italiana prendendo spunto dal 1805, che storicamente ci ricorda la costituzione di un Oriente massonico poco italiano e molto francese in quel di Milano. Già questi tre elementi basterebbero per dare cittadinanza intellettuale vera al testo, ma molti altri elementi interessanti potrà il lettore trovarne leggendo questo breve saggio, che parla di un’Italia coniugata all’Europa già a quei tempi.
Data recensione: 01/01/2006
Testata Giornalistica: Camicia Rossa
Autore: Guglielmo Adilardi