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«La chiamo e non risponde: dorme profondo Marina.
Elabuga, Elabuga, cimitero d’argilla.

Presentata al Gabinetto Vieusseux una raccolta di versi della Cvetaeva e di Tarkovskij

«La chiamo e non risponde: dorme profondo Marina.
Elabuga, Elabuga, cimitero d’argilla.
… Ora anche io mi gelo al vento tuo mortale.
Dannata terra d’abeti, rendici Marina!».
Così il poeta russo Arsenij Tarkovskij piange il suicidio della grande poetessa russa Marina Cvetaeva, avvenuto a Elabuga nel 1941.
La precoce e talentuosa poetessa, che inizia a scrivere poesie a 7 anni e ne pubblica a 18, era molto ammirata dal meno noto poeta e più giovane Arsenij Tarkovskij: i due si incontrarono nel 1940 e nacque un profondo legame d’amicizia e d’amore.
Una raccolta delle loro poesie è racchiusa nel volume ‘Sonno e vita. Sogni e amore. Un dialogo nel tempo’ a cura di Irina Dvizova e Emiliano Panconesi, Edizioni Polistampa, presentato davanti a un nutrito pubblico nella Sala Ferri del Gabinetto Vieusseux, a Palazzo Strozzi.
I curatori del libro, Irina Dvizova e Emiliano Panconesi, che insegnano entrambi all’Università di Firenze, dopo aver studiato e tradotto l’opera della Cvetaeva e Tarkovskij, ne hanno scelto una suggestiva selezione dove, i due poeti, attraverso temi e sensibilità comuni si parlano a distanza e si fanno eco. In particolare è il tema del sogno - centrale nelle poesie di Marina come mezzo per conoscere se stessa e il mondo - che ritorna nelle poesie di Tarkovskij, come se in qualche modo il poeta volesse ancora dar voce, attraverso i suoi testi, all’amica amata che non c’è più.
Data recensione: 12/05/2006
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Silvia Mastrorilli