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«Il tunnel sotterraneo per la linea 2? È come la ‘Battaglia di Anghiari’ nel salone dei Cinquecento».

«Il tunnel sotterraneo per la linea 2? È come la ‘Battaglia di Anghiari’ nel salone dei Cinquecento». Scusi Matulli, ma cosa c’entra l’idea lanciata dal sindaco Matteo Renzi del tunnel sotterraneo per la linea 2 della tramvia con la ‘Battaglia d’Anghiari’? «Semplice, il progetto del tunnel sotterraneo è come la ‘Battaglia di Anghiari’ nel senso che, entrambi, non esistono». A margine della presentazione del suo libro La tranvia e la città. Riflessione su un’esperienza singolare che potrebbe interessare anche gli altri, edito da Mauro Pagliai Editore e presentato martedì scorso nei giardini Caponetto di Lungarno del Tempio, Giuseppe Matulli non le manda a dire. Il libro dell’ex sindaco esce proprio con i cantieri per le linee 2 e 3 oramai ai blocchi di partenza. Cosa non le piace del tunnel sotterraneo? «Dal punto di vista tecnico comporterebbe un investimento astronomico non giustificato, incongruo nel rapporto costi-benefici. E poi una mezza tramvia-mezza metropolitana è addirittura assurda». Da cosa nasce questo libro? «Da alcune considerazioni. la prima, anche per effetto dell’interruzione del sistema tramviario, è che molte delle cose impostate e avviate erano meritevoli di essere meglio conosciute da chi sarà chiamato a continuare il progetto». quali sono le tesi di fondo? «Sono tre. La prima: la necessità del coordinamento operativo di più settori dell’amministrazione pubblica e non solo. La seconda nasce dalla convinzione che non possa esserci intervento sulla mobilità che non tocchi le funzioni della città, che è uno dei difetti più evidenti dell’attuale assetto tramviario. La città, anche se è un’idea che fa fatica a passare, è un sistema complesso». E la terza? «Il processo di comunicazione e partecipazione che sono state la mia ‘croce’, ma che ci ha consentito di fare esperienze di grande interesse, in particolare nei quartieri 4 5, nel quartiere 4 per quanto riguarda la linea 1 e nel quartiere 5 per le linee 2 e 3». Cosa non va nell’attuale tramvia? «la costruzione della linea 1 della tramvia è stata un’esperienza singolare. Per Firenze è stato un avvenimento importante e vivacemente contrastato. È stato tuttavia anche un lavoro così complesso che non sarebbe possibile tentare di ricostruirlo nel dettagli». Lei è stato il più strenuo paladino del ‘Passaggio dal Duomo’. Ne è ancora convinto? «Più convinto che mai, e con un numero crescente di persone che la pensano come me». Cosa ha significato il ‘taglio’ del passaggio della tramvia da piazza Duomo? «Ha comportato la consegna ai turisti del centro storico fiorentino e una fuga crescente di attività rivolte ai residenti. Ormai il centro è inaccessibile ai fiorentino. Si è verificato quello che una pubblicazione del Mit, il Massachusetts Institute of Technology di Boston, ha definito ‘Effetto Venezia’: i veneziani espulsi dalla città lagunare. A Firenze assistiamo alla defiorentinizzazione della città, ormai ridotta a una Disnyeland del Rinascimento».
Data recensione: 14/07/2013
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Maurizio Sessa