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La prefazione di Sergio Givone alla raccolta di fotografie di Lucio Trizzino intitolata (non a caso) “Ansietà” inizia con

“Malinconia, inquietudine, angoscia, depressione, ansietà”.
La prefazione di Sergio Givone alla raccolta di fotografie di Lucio Trizzino intitolata (non a caso) “Ansietà” inizia con queste parole. Parole che, scorrendo le immagini di Trizzino, continuano a risuonare e diventano in un certo senso il filo conduttore dell’opera. Il male di vivere nelle sue diverse sfaccettature viene, citando le parole usate da Givone nella sua introduzione, “tradotto in immagine”. Trizzino riesce a immortalare il lato più ansioso dell’ambiente e dei suoi abitanti. Il fotografo catapulta in un viaggio - diviso in sezioni (16 per l’esattezza) – nelle profondità dell’animo umano, portandone alla luce i sentimenti più opprimenti.
Nel suo obiettivo è aiutato dall’efficace utilizzo dei bianco e nero, che diventa quasi lo specchio dell’anima di chi è vittima di quei mali citati all’inizio, a causa dei quali viene privato del suo “colore”. Guardando le foto si viene pervasi da un senso di solitudine e di vulnerabilità. Come se si fosse prigionieri in una gabbia e non si riuscisse a slegarsi dalle catene, ne si avesse qualcuno con cui condividere il proprio malessere. Neanche la natura ritratta in quelle foto riesce a dare conforto. E’ una natura fredda, distante, una natura immensa, che fa risuonare ancora di più gli echi della solitudine, in una visione quasi Romantica.
Non tutte le foto, però, lasciano in eredità inquietudine e malinconia. Ansietà significa anche attesa, frenesia, dinamismo, movimento, corsa contro il tempo. Ecco che dalle foto, emerge anche un senso di speranza, di fiducia, di proiezione verso il futuro e verso gli altri.
Marco Trizzino è abile nel cogliere l’ansietà nella sua doppia sfaccettatura, trascinando l’osservatore attraverso le immagini in un percorso di autoanalisi e immedesimazione.
Givone nel suo commento iniziale, conclude chiedendosi chi sia il protagonista delle immagini, chi sia l’ansioso. Risponde dicendo: “L’ansioso è figura d’assenza. L’ansioso in fondo non esiste. Esiste l’ansietà”.
Data recensione: 20/06/2013
Testata Giornalistica: DeaPress
Autore: ––