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Anna Maria Guidi ama descrivere gli angoli della vita, le situazioni quotidiane che dietro l’ordinarietà nascondono qualcosa da decifrare.

Anna Maria Guidi ama descrivere gli angoli della vita, le situazioni quotidiane che dietro l’ordinarietà nascondono qualcosa da decifrare. La sua espressività  non è piana. Sembra sempre esserci qualcosa di volutamente eccessivo, di progressivamente provocatorio, tratto che, per «contaminazione» con le Poesie della crudeltà di Artaud, si è accentuato nell’ultimo libro di poesie, Senz’alfabeto, edito da Polistampa come i precedenti Tenacia d’ombra (2002, con prefazione di Giuseppe Panella) e In transito (2005, prefatto da Giorgio Luti). La cifra personale della sua stessa espressività si è perfezionata lungi questi dodici anni di ricerca poetica. L’autrice ha una sua grammatica e un suo vocabolario personali. Non lascia emergere con evidenzia quello che però tra le righe, in alcuni versi, si segnala come il punto di fuga della sua versificazione: non potere fermare il tempo, non potere arrivare a un compromesso con lo scorrere delle cose: «transito effetto dell’animalità carnale/ che governa ed eterna la vivenza (nell’arca proibita del mondo)», mentre in un altro testo «…s’aggriccia e avvizza la trama rosicata/ del tarlo bulimico dei giorni/ che rammendo e commento/ allo sbrego del cielo dipanato…». Già in Tenacia d’ombra il tema era svolto con ampiezza: «…ma alle chiuse dell’alba/ ascoltando ho capito/ che più forte ansimavano/ soltanto i miei pensieri/ affannati in salita/ sui tornanti del tempo/ che non si ferma a riprendere fiato/ leggero com’è del peso/ di tutti i nostri giorni» e, ancora: «Non esiste il tempo/ È/ pane che lievita/ in prestito nelle nostre mani/ provvisoria/  donazione del Tutto/ al Niente in cerca/ d’uno Scopo./ Non lo consuma/ ma ci consuma/ l’avidità dei giorni». Successivamente, in ‘In transito’: Abito/ ma non possiedo il tempo./ Nel limite del termine, / senza contratto in prestito conduco/ un suo monolocale, accessoriato/ di tutte le carnali servitù». Nel primo dei tre volumi presi in esame si evidenzia una lesione del cuore (pag. 68, pag. 69) che portava l’autrice a questa sofferta sintesi: «Ho in mente conforti/benedetti d’ulivo e mani/ di rose solidali/ ma stringo fra i denti/ diffidenza di spade». Il tema che percorre in filigrana i tre volumi, insieme al tempo, è proprio quest’oscillazione, che è venata dalla compassione per i feriti e gli ingenui capaci di amore. Prendiamo ad esempio «Schicchero» in In transito o, in Tenacia d’ombra, questa lirica: «Due  volte è matrigna/ la diseguaglianza che crea/ l’emigrazione: costringe/ ad abiurare il libero/ possesso della povertà/ per mendicare il lusso/ derelitto d’un’altra/ miseria/ S’imbianca la nera/ il viso nell’ombra del viale/ per avventori  da 50.000 lire/ e ti guarda rapace se cammini/ nel suo territorio stridendo/ incodificate litanie:/ è già in attesa/ della notte di luglio/ che le prospetta lo straordinario/ per immediati bisogni i consolazione/ altrettanto derelitti/ nella rinuncia al possesso/ difficile/ dell’umanità». Torna, talvolta esplicita, talvolta indirettamente evocata, la domanda di Dio: «mi danno a immaginare l’infinito/ e un qualche Dio buono/ che misericordioso tiene in mano/ le briglie del calesse/ di nascosto imprime/ l’andatura». Particolarmente felice è l’esito narrativo quando Guidi cerca la parabola o la morale in forma di favola («Di me esisto/ se per me stesso/ vivo/ Così cantava ignaro/ l’albero egoista/ adagiato dal tocco della scure/ in mezzo al bosco gremito/ di silenzio/ Abbracciato/ ai suoi rami cullava/ le foglie giovinette:/ e non sapeva/ d’esser giù pronto/ a svegliare la brace/ nel cammino») o quando percorre la vita con ironia indulgente: «ballerina cenerentola/ neanche in punta di piedi/ riesco a toccare/ il cielo con un dito/ ma sognando/ le scarpette, continuo/ a ballare». In Senz’alfabeto Anna Maria Guidi prende atto di una «voluttà d’inconsistenze», ma alzando lo sguardo verso l’alto contempla uni scenario più sereno: «scocca in cielo/ una prima freccia di rondini:/ libere migranti/ al pedaggio del volo».
Data recensione: 16/02/2014
Testata Giornalistica: Toscana Oggi
Autore: Michele Brancale