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Il re, Mussolini, Moro e Andreotti: storia d’Italia, scritta a Camaldoli.

Nei suoi mille anni di storia ne ha viste di tutti i colori. E con un singolare tempismo rispetto alla decisione del premier Letta di riunire il governo nell’abbazia di Spineto, che ha riportato di attualità il rito del ritiro dei politici in luoghi più o meno sacri, l’eremo di Camaldoli arriva alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze con la mostra dall’ eremo all’Europa. Camaldoli a colloquio con la storia che apre domani. La mostra è inserita all’interno del Festival d’Europa e chiude le celebrazioni per i mille anni della fondazione dell’eremo della diocesi di Arezzo. Attraverso documenti inediti, lettere, libri, fotografie manoscritti, oggetti liturgici ma anche della spezieria, cartine e stampe, l’obiettivo è ricostruire il ruolo anche intellettuale e di elaborazione politica, di vocazione europea dell’eremo e della congregazione camaldolese. Riassumere dieci secoli di storia non è semplice, ma la scelta dei pezzi esposti a cura di Silvia Alessandri, Claudio Ubaldo Cortoni, Lucia Milana, Maria Letizia Sebastiani e Diana Toccafondi ( il catalogo è edito da Polistampa) lo permette. C’è il De vita solitaria del Petrarca, con l’inserto romunaldino commissionato dal generale dei camaldolesi al poeta, il facsimile del celebre mappamondo di Fra Mauro del 1450 circa, le Disputationes Camaldulenses, tratto filosofico in forma di dialogo sul rapporto tra la vita attiva e la vita contemplativa, composte da Cristoforo Landino tra il 1472 e il 1473, il Libellus ad Leonem X, opera del 1513 dei monaci camaldolesi Pietro Quirini e Paolo Giustiniani, con precoci proposte di riforma della Chiesa, dalla gerarchia alla condotta del clero, dall’introduzione delle lingue volgari per la Bibbia e i testi liturgici, una bibbia in latino del 1462 in pergamena di Magonza. Il respiro europeo  si ritrova nel carteggio del camaldolese Guido Grandi, cattedratico pisano, con Newton e Leibniz, nella recensione dell’opera di Erasmus Darwin, nonno di Charles, ad opera di Albertino Bellenghi, consultore dell’Indice, nel manoscritto settecentesco Della Costituzione naturale delle nazioni, opera citata da Carl Marx nel «Capitale».
Data recensione: 09/05/2013
Testata Giornalistica: Corriere fiorentino
Autore: Mauro Bonciani