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Una linea rossa sembra legare Giorgio La Pira

Una linea rossa sembra legare Giorgio La Pira, Giovanni Paolo II e l’interesse per il dialogo tra le religioni. Il grande sindaco di Firenze, antesignano dell’incontro tra credi e popoli del Mediterraneo, così infatti auspicava «Tutta la famiglia dei popoli credenti in Dio uno (cioè la famiglia dei popoli che si richiamano al comune patriarca Abramo) sia unita per difendere(davanti all’immenso pericolo dell’ateismo materialista) “la lampada e l’adorazione del Dio vivo”». La Pira ha molto da insegnare agli uomini di oggi. L’ultima conferma è emersa dal ciclo di seminari «Conoscere l’islam», organizzato dalla fondazione Giorgio La Pira a Firenze presso il museo di San Marco, antico convento domenicano. Se nel primo incontro Edo Canetta della Biblioteca Ambrosiana di Milano ha parlato della presenza musulmana in Asia centrale (con particolare attenzione al Kazakhstan), nel secondo appuntamento chi scrive ha invece presentato l’Islam turco con le sue peculiarità storiche. Particolarmente interessante è stato poi l’intervento dell’Arcivescovo Pier Luigi Celata, che tra l’altro è stato nunzio apostolico in Turchia e ora è vice  camerlengo di Santa Romana Chiesa. La sua lectio divina sulla via del dialogo con l’islam e Giovanni Paolo II è stata seguita dall’inaugurazione, nella Sala del Capitolo, vicino alla meravigliosa Crocifissione del Beato Angelico, di una lapide che ricorda il Pontefice protagonista del dialogo tra le religioni. L’epigrafe richiama un momento speciale nel percorso di Karol Wojtyla che, come lui stesso raccontò, proprio in queste stanze pregustò la bellezza del dialogo tra le religioni. «Ricordo un evento della mia gioventù. Stavamo visitando, nel convento di San Marco a Firenze, gli affreschi del Beato Angelico. A un certo momento si unì a noi un uomo che, condividendo l’ammirazione per la maestria di quel grande religioso artista, non tardò ad aggiungere: “Per nulla si può paragonare al nostro magnifico monoteismo musulmano”. La dichiarazione non ci impedì di continuare la visita e la conversazione in tono amichevole. Fu in quella occasione che quasi pregustai il dialogo tra il cristianesimo e l’islamismo, che si tenta di sviluppare in modo sistematico nel periodo postconciliare». In questo sguardo, i punti di stretta vicinanza con Giorgio La Pira sono molti. Come ogni profeta che si rispetti, il sindaco di Firenze parlava alla storia universale, agli uomini di tutti i tempi. Non era un profeta che tendesse a relativizzare il mistero della fede, ma anzi leggeva tutta la storia sociale e politica alla luce di quel dato dogmatico. Nel suo scritto L’assunzione di Maria, recentemente ripubblicato (Firenze, Polistampa, 2013, pagine 192, euro 15) Giorgio La Pira si chiedeva: «La nostra meditazione è finita? Se il cristianesimo si limitasse alla contemplazione “astratta” dei suoi misteri dovremmo allora dire di sì: ma le cose stanno diversamente (…) Non c’è un solo mistero cristiano, un solo “fatto” del cristianesimo, che non si rapporti alla vita terrestre dell’uomo: la via che di là fluisce e qua perviene è come l’acqua destinata ad irrigare la terra dell’uomo, è “massa” dei valori umani». L’esempio di La Pira, di Giovanni Paolo II e della bellezza trasmessa dal Beato Angelico non possono che incoraggiare ad aprire gli occhi e il cuore alla grandezza del dialogo tra Dio e i suoi figli.
Data recensione: 09/05/2013
Testata Giornalistica: L’Osservatore romano
Autore: Alberto Fabio Ambrosio