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Palazzo Datini a Prato. Una casa fatta per durare mille anni, a cura di Jérôme Hayez e Diana Toccafondi, Firenze, Edizioni Polistampa, 2012, 2 t., pp. 685.

Palazzo Datini a Prato. Una casa fatta per durare mille anni, a cura di Jérôme Hayez e Diana Toccafondi, Firenze, Edizioni Polistampa, 2012, 2 t., pp. 685. “In realtà tutto viene raccontato da una casa. È la casa l’io narrante”. Così scriveva Fosco Maraini nel 1999 e queste parole ben si adattano a introdurre la storia di un palazzo che è, in realtà, non una semplice costruzione architettonica, ma un luogo capace di raccontare, come osservano i curatori, “il succedersi delle generazioni, la circolazione di ospiti e residenti, l’eco privata degli avvenimenti pubblici”. La casa che Francesco di Marco Datini costruì per sé e la su famiglia accolse e ancora conserva il suo archivio e quella del Ceppo (la fondazione benefica sorta dal suo lascito testamentario), oltre all’Archivio di Stato, costituito nel 1957. Il grande archivio del mercante e tutta la memoria storica della città – che, non dimentichiamo, affascinò Fernand Braudel al punto da indurlo a lavorare a lungo nella città toscana e da scriverne con alcuni collaboratori la storia – sono riuniti dentro il medesimo luogo. Se la documentazione del periodo datiniano è prevalentemente di tipo economico, non mancano le carte capaci di gettare luce sulla personalità e la vita di Francesco e le testimonianza di un’intera epoca, di una mentalità e di un’area geografica di dimensioni europee. Il percorso all’interno del palazzo consente di seguire l’itinerario di coloro che vi hanno vissuto (le stanze destinate all’abitazione, i magazzini, gli spazi di servizio e quelli di rappresentanza), la trasformazione della casa da dimora privata a luogo di esercizio dell’attività assistenziale della Casa Pia dei Ceppi – nel periodo mediceo, quando vennero unificati i “ceppi” quest’ultima ebbe nuove funzioni gestionali e razionalizzatrici, mentre sotto i Lorena proprio ad essi vennero affidate funzioni riparatrici della manomorta ecclesiastica e non solo  – infine, archivio della città e museo, dove oggi si ‘amministra’ un altro patrimonio, quello della memoria e della cultura. Il ricco e  ospitale Francesco Datini ebbe non poche visite illustri, come quelle di Francesco Gonzaga, Leonardo Dandolo, ambasciatore della repubblica veneziana, del re Luigi II d’Angiò, ai quali metteva a sua disposizione l’intero piano sulla strada. Se già allora il palazzo costituiva un segno forte dell’identità cittadina, oggi rappresenta “la storia della città che si è aperta ai poveri, il dono che un mercante volle per la sua gente”. Il volume colma pertanto una lacuna: il “monumento/documento” palazzo Datini non aveva avuto finora una storia che lo raccontasse nella sua interezza, riannodando i fili di una vicenda che si snoda attraverso sei secoli e conta un patrimonio archivistico di assoluto rilievo per ricerche nel mondo medievale dell’area mediterranea. Va detto, inoltre, che il secondo tomo è interamente dedicato alla trascrizione di documenti, in gran parte inediti che ripercorrono la costruzione e la decorazione del palazzo e danno voce a pittori, artigiani, muratori, serve e che l’intera opera si avvale di un cospicuo supporto fotografico, in grado di restituirci non solo la bellezza dell’edificio, ma anche il fascino dei molti documenti riprodotti in originale.
Data recensione: 01/07/2013
Testata Giornalistica: Sise Newsletter
Autore: Daniela Manetti