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700 pagine scritte di getto in un’estate e rifinite durante l’anno scolastico: così è nata la trilogia di Filippo Torrini

700 pagine scritte di getto in un’estate e rifinite durante l’anno scolastico: così è nata la trilogia di Filippo Torrini, ispirata a Lo Hobbit e a Harry Potter. Ma molto autobiografica. Tolkien pubblicò il suo primo romanzo, Lo Hobbit, nel 1937, a 45 anni. La Rowling ha pubblicato il primo Harry Potter nel 1997, a 32 anni. Filippo Torrini ha completato una trilogia fantasy di 700 pagine tra gli 11 e i 12 anni. E ora, che ne ha 13, il primo volume della saga è nelle librerie. La porta dei misteri. 1 – La leggenda (Polistampa, euro 15, 235 pag.) racconta la prima parte delle avventure di Frey e dei suoi amici che si trovano ad affrontare le sfide di realtà dove il bene e il male sono in continua antitesi. Filippo si è cimentato con la costruzione di questo mondo letterario nell’estate del 2011: era in campagna con i suoi genitori e, finalmente, le idee appuntate nei block notes qualche tempo prima hanno preso forma. Così La porta dei misteriè diventata una trilogia fantasy. Filippo, vispi occhi blu e indomabile casco di ricci biondi, vive a Firenze, tifa Fiorentina, frequenta il primo anno di liceo classico (è un anno avanti), studia ma non è un “secchione”. ha tanti amici (immortalati nel romanzo) e ama divertirsi. Figlio unico, il tempoin casa lo trascorre con mamma Giovanna, babbo Leonardo e il cane Balalla, un labrador di 11 anni. Quando hai scoperto la vena da scrittore?
«Ho sempre scritto racconti. Verso i nove anni e mezzo ho buttato giù una serie di appunti: erano una prima traccia della trilogia. Nel giugno del 2011, quando mi ero spostato in campagna con mia mamma, dopo la fine della scuola ho iniziato a impostare il rimanzo». La storia l’avevi già in testa?
«La traccia della trilogial’ho avuta ben presente da subito: in fase di scrittura l’ho poi cambiata e arricchita di dettagli». Hai scritto 700 pagine a 11 anni in una sola estate?
«Ho iniziato in campagna, poi ho proseguito anche al mare in Grecia e ho concluso durante il successivo anno scolastico: cercavo di mettermi al computer un’ora al giorno e nel fine settimana quando non giocavo con gli amici». I tuoi genitori che cosa ti dicevano vedendoti passare tante ore al computer?
«È capitato che mi dicessero: “Dai vieni fuori, prendi un po’ di sole”, ma anche a loro piaceva vedermi soddisfatto di scrivere e mi hanno sempre incoraggiato a farlo». È vero che per luingo tempo non hai fatto leggere niente a nessuno?
«A nessuno finché non sono arrivato a metà del primo volume, a quel punto l’ho fatto vedere a mia mamma. Per ora, il secondo volume l’ha letto solo lei e il terzo nessuno». A chi ti sei ispirato?
«Il mio scrittore preferito è J.R.R. Tolkien, la sua saga Il Signore degli Anelli è un capolavoro. Apprezzo Joanne Rowling, a cui mi sono ispirato. E mi piace Licia Troisi (l’autrice di Cronache del mondo emerso)». Enzo D’Alò, regista di La Gabbianella e il gatto e del film Pinocchio, in uscita a febbraio, nella prefazione al tuo romanzo rileva la tua capacità di «costruire una cosmogonia accurata e originale». Come hai fatto?
«Mi piace immaginare storie, avventure. Quando avevo due anni avevo due amici immaginari e giocavo con loro, uno era buono e uno cattivo: Balalla giallo e rosso, da lì il nome del mio cane. Quando ho iniziato a scrivere La porta dei misteri l’ho fatto per me. Non pensavo potesse essere pubblicato». Tutto inizia a Firenze in una cantina. C’è realmente?
«È quella di casa mia. Però l’idea di averla separata dalla casa, dopo un viale alberato, deve essermi venuta da un film, perché l’immagine di quel viale ce l’ho negli occhi». Nel tuo libro compaiono anche i Fermi: che cosa sono?
«Animali inventati da me, grandi come un uomo, a forma di palle nere con tantissime microspine capaci di fermare il tempo. Forse nell’idearli sono stato influenzato dai videogiochi, che sono un’altra mia passione. Amo soprattutto quelli di SuperMario». Frey, il protagonista, ti somiglia?
«Sono io. E gli amici di Frey sono i miei amici, ho lasciato anche i loro veri nomi». Cosa ti hanno detto dopo aver letto il libro?
«Si sono divertiti e riconosciuti, anche se non hanno ammesso i loro difetti». Ti piace anche fare sport?
«Adoro sciare, andare a cavallo e giocare a tennis. Ogni sabato esco con gli amici e, quando posso, vado a vedere la Fiorentina». Che cosa è cambiato nella tua vita da quando il libro è stato pubblicato?
«A scuola spesso mi chiedono: “Ma sei tu il ragazzo-scrittore?” È divertente, mi aiuta a socializzare, soprattutto con le ragazze. Pensavo di dover temere l’invidia. Invece no. È bellissimo pensare che il mio libro possa essere su molti comodini e che magari qualcuno lo stia già leggendo».
Data recensione: 11/01/2013
Testata Giornalistica: Oggi
Autore: Ilaria De Bernardis