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C’è un luogo a Firenze dove i documenti della Resistenza e della storia contemporanea del nostro Paese sono alla portata di tutti, disponibili alla consultazione da parte di

C’è un luogo a Firenze dove i documenti della Resistenza e della storia contemporanea del nostro Paese sono alla portata di tutti, disponibili alla consultazione da parte di storici, studiosi e studenti ma anche di quei cittadini che vogliano saperne di più di quel particolarissimo momento della vita italiana. E’ l’Istituto Storico della Resistenza in Toscana, che ha da poco compiuto il suo primo mezzo secolo e che dal 1953 raccoglie con pazienza, passione e scientificità documenti, foto, video e storie di vita straordinarie. Un libro recentemente pubblicato da Polistampa, "L’Istituto Storico della Resistenza in Toscana - Mezzo secolo di vita e di attività", ci aiuta a capire quanto prezioso, e spesso misconosciuto, sia il lavoro di questo laboratorio di raccolta e di ricerca storica.
Voluto dagli uomini della Resistenza per evitare che i documenti finissero negli archivi di Stato, dove non sarebbero stati consultabili se non dopo 50 o 70 anni, l’Istituto della Resistenza (ce ne sono una sessantina in tutta Italia) è nato con lo scopo di favorire il più possibile la ricerca e non impedire la fruibilità dei documenti da parte dei cittadini. Un ruolo scientifico e civile allo stesso tempo, che negli anni ha avuto alterne fortune. "Noi siamo in trincea da sempre. Abbiamo avuto momenti più o meno difficili in questi 50 anni", racconta Ivano Tognarini, dal 2000 presidente dell’Istituto dopo che nel 1966 era stato uno di quegli angeli del fango che ne avevano salvato i documenti. "Rispetto al grande boom degli anni ’70 e ’80, con l’esplosione degli studi di storia contemporanea, negli anni ’90 c’è stata una diminuzione di interesse ma adesso, a dire il vero, stiamo assistendo a una rinascita -dice Tognarini-. Il problema è che a un certo punto sono state date per scontate certe interpretazioni. La vera rottura si è consumata in ambito scientifico negli anni ’80 quando certi revisionismi di alto livello non hanno trovato le giuste risposte scientifiche. Noi siamo storici, però non possiamo rimanere insensibili quando si vedono affiorare certe cialtronerie".
Complice il momento politico che sta vivendo il nostro Paese, l’Istituto della Resistenza sembra essere diventato sempre più baluardo di informazioni al quale attingono allo stesso modo studenti, professori di università internazionali, parenti di partigiani e cittadini che vogliono saperne di più. Le sue porte sono sempre aperte."E’ la nostra filosofia, perché questo non è solo un centro di studi ma anche un luogo di promozione civile, ed è importante che i cittadini siano ben accolti" spiega Maria Giovanna Bencistà, responsabile degli Archivi dell’Istituto che, insieme alla biblioteca, raccolgono quasi 60mila volumi, 500 testimonianze su nastri, 400mila negativi di foto ( la straordinaria collezione di Red Giorgetti, storico fotografo dell’Unità) e una valanga di altri documenti. "Sono storie di vita, non solo dei protagonisti della Resistenza ma anche di gente comune -racconta Bencistà-. Conserviamo l’archivio di Giustizia e Libertà con i documenti cifrati degli anni ’30 scritti con l’inchiostro simpatico e l’ultima lettera di Targetti prima della sua fucilazione a Campo di Marte. Abbiamo registrato sul Monte Giovi la testimonianza del prete Diacone, stiamo registrando quella di Liliana Benvenuti, l’ultima gappista fiorentina. E’ un patrimonio affascinante e commovente. Chi vede questi documenti non se li scorda più". Una lezione di storia e di educazione civica che ha bisogno di fondi per essere informatizzata e resa fruibile da sempre più persone. Perché la storia continui a insegnare.
Data recensione: 01/04/2006
Testata Giornalistica: Informatore
Autore: Silvia Gigli