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Intellettuali, nobili, politici, artisti. Ma anche mercanti, artigiani e padri di famiglia, uomini le cui vicende furono profondamente legate a quelle di Firenze: sono i cittadini le cui spoglie sono sepolte

Intellettuali, nobili, politici, artisti. Ma anche mercanti, artigiani e padri di famiglia, uomini le cui vicende furono profondamente legate a quelle di Firenze: sono i cittadini le cui spoglie sono sepolte, o lo sono state, nella chiesa di Santa Croce. Le lastre tombali, calpestate ogni giorno da centinaia di turisti, rappresentano una testimonianza unica della storia della città. Il completo censimento delle lapidi, che ha richiesto anni di ricerca da parte delle storiche dell’arte Cristina Cheli, Antonella Chiti e Rita Iacopino, è stato finalmente pubblicato in un’ampio studio sistematico in tre volumi intitolato Le lapidi terragne di Santa Croce (Polistampa, pp. 792 complessive, edizione in cofanetto, euro 48,00).
L’opera, frutto di un’indagine approfondita su un gran numero di fonti eterogenee (sepoltuari, biografie, cronache familiari, registrazioni delle botteghe degli artisti), riporta notizie su tutte le sepolture effettuate nel pavimento di Santa Croce dal 1418 al 1931, offrendo una panoramica inedita sul mondo variegato e complesso della Firenze medievale e prerinascimentale, quindi su quella del pieno Rinascimento e dei secoli seguenti, e documentando allo stesso tempo la complessa evoluzione storico-artistica della lapide pavimentale fiorentina. Gli ampi saggi introduttivi ai tre volumi sono seguiti da schede analitiche che si succedono in ordine cronologico e comprendono foto e informazioni su epoca, ubicazione, materiali di fabbricazione e iscrizioni di ogni lastra. L’obiettivo del lavoro è anche quello di fornire una collocazione storica e artistica che giustifichi la tutela e la conservazione di opere che, a lungo trascurate, versano spesso in precario stato di conservazione nonostante la loro importanza. “Le lastre tombali che vediamo in Santa Croce”, spiega il professor Roberto Lunardi nella sua introduzione, “sono nello stesso tempo realizzazione visiva della morte ma anche dell’attaccamento alla vita, alla posizione sociale raggiunta, alla famiglia, alle amicizie, alla comunità e infine alla città: una città fatta oggi come allora di politica, di mercanti, d’arte, di relazioni, di famiglie e delle loro ricchezze”.
Data recensione: 12/10/2012
Testata Giornalistica: Adnkronos
Autore: ––