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L’Iran, affetto da vicende politiche e sociali che affondano le radici in un passato molto remoto, è patria di un folto numero di giornalisti ai quali è stata negata la libertà di dare

Servizi del Giorno
28/03/2006 ore 19.23
Cultura


\ aise\ - L’Iran, affetto da vicende politiche e sociali che affondano le radici in un passato molto remoto, è patria di un folto numero di giornalisti ai quali è stata negata la libertà di dare voce alle ingiustizie e agli abusi di un governo repressivo che, attraverso l’azione violenta dei gruppi integralisti, ostacola ogni forma di sostegno alle riforme liberali.
"L’Iran - spiega Ahmad Rafat, giornalista italo-iraniano - è terra di parole soffocate da una censura sedimentata in cento anni di storia. Non esiste libertà alcuna se non quella di sviluppare un’autocensura che aiuti i giornalisti iraniani a salvarsi, di giorno in giorno, dall’arresto o, in alcuni casi, dalla pena capitale".
È proprio Rafat a regalarci però una boccata di libertà d’informazione, raccogliendo gli scritti di dodici tra i più famosi giornalisti iraniani che raccontano, liberamente, le proprie vicissitudini con la repressione e la censura. Il libro, intitolato "L’ultima primavera" (pag.160, euro 14), è stato pubblicato da Polistampa e sarà in libreria dai primi di aprile, inaugurando la collana Disfunzioni, curata dall’associazione italiana Information Safety and Freedom e interamente dedicata alla difesa della libertà di stampa e di espressione nel mondo.
Il titolo rievoca un periodo giornalistico "felice", a cavallo tra la fine del secolo passato e questo, che ha visto il fiorire di un’informazione indipendente in Iran. Proprio in quegli anni si distinse la figura di Akbar Ganji, tra i più dissidenti giornalisti iraniani. Il suo era un tipo di giornalismo che lo stesso Rafat definisce "aggressivo", volto a denunciare le responsabilità degli uomini del regime nei soprusi e omicidi avvenuti al tempo. Inutile dire che Ganji è il protagonista assoluto degli articoli raccolti nel volume. Ganji ha pagato il suo impegno e la sua caparbietà con sei anni di carcere, gravemente ammalato di asma, tenuto in stretto isolamento, privato delle cure mediche e sottoalimentato. A lanciare la richiesta di scarcerazione sua moglie Massoumeh Shafie, provocando una vera e propria mobilitazione mondiale. Ganji è stato liberato il 18 marzo scorso, lo stesso esatto giorno in cui il libro è uscito dalla tipografia.
"Con la liberazione di Akbar - afferma Rafat - uno degli obiettivi di questo volume è stato raggiunto. È a lui che ho voluto dedicarlo, a un giornalista che paga il prezzo della propria indipendenza dal potere e crede che ogni uomo debba liberamente poter esprimere le proprie idee".
Anche la moglie Massoumeh, autrice di un commovente scritto pubblicato nel libro, definisce Ganji "uomo che non riusciva ad essere indifferente a quello che lo circondava".
È auspicabile a questo punto che siano proprio lei e il suo Akbar gli ospiti d’onore della prima presentazione al pubblico de "L’ultima primavera", che avrà luogo a Firenze nei locali della libreria MelBookstore di via Cerretani il prossimo 3 maggio, in occasione della giornata ONU per la libertà d’informazione nel mondo. (aise)
Data recensione: 28/03/2006
Testata Giornalistica: AISE
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