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Si sa, “fuori registro” è quella condizione tipografica dove il “registro” rappresenta appunto la coincidenza, la perfetta sovrapposizione tra loro

Si sa, “fuori registro” è quella condizione tipografica dove il “registro” rappresenta appunto la coincidenza, la perfetta sovrapposizione tra loro dei segni e dei colori nel corso della stampa di una serigrafia o litografia...In questo caso è anche titolo di un denso e documentatissimo libro del pittore Marco Fidolini, dove (lo si intuisce subito fin dalle prime righe) la mancanza di precisione, il fuori registro del titolo, è anche una metafora esistenziale e culturale ricorrente e tormentosa, specchio delle dissociazioni e delle frantumazioni portate nelle coscienze da questi nostri anni difficili di pensiero unico e di valori fabbricati in serie. Ma specchio, anche, di una condizione dell’artista serio e responsabile di fronte al suo ambiente, e a ciò che oggi è sempre più diventato.Della condizione di chi, come Fidolini ma anche molti altri che conosciamo, di diverse generazioni e temperamenti, oggi avverte un disagio profondo a fronte delle pratiche e delle teorie d’arte che vanno per la maggiore. Poiché l’ideologia delle multinazionali dell’arte e delle loro sofisticate scuole di curator scava un solco progressivo e drammatico tra gli artisti e il mondo, ne definisce una inadeguatezza e un disagio per molti versi inauditi e del tutto inediti. “Sarebbe altresì troppo sbrigativo”, scrive Fidolini nella prefazione, “liquidare una tale inadeguatezza esistenziale con il lamento monotono e sgangherato di una raganella da fiera. O addirittura rinviarla all’alveo passatista di una nostalgica memoria tutta rappresa nel rimpianto di un’immaginifica aurea aetas. E ciò, varrebbe, anche per quella razza di uomini rari, oggi perlopiù seppelliti nel silenzio, con i quali ho condiviso gran parte dei miei anni. E poi che dire di quegli artisti, di qualche peso, delle generazioni appena precedenti alla mia? Ma il nostro tempo ci ha resi invisibili, esiliati, confinati con supponenza nel serraglio del passatismo più retrivo a rimuginare sull’inettitudine di chi non sa cogliere mutamenti e sviluppi senza un granello d’ironia; magari quell’ironia tanto sventolata che i nostri giorni travisano affidandola, sovente, alla stupidità. (...) Se la vita di un artista si misura con le certezze del consenso più ampio, il mio fallimento è pressoché totale. Non mi resta che rassegnarmi all’ironia di Flaiano e prendere atto che ‘l’insuccesso mi ha dato alla testa’”.
Ecco qua, dunque, il “tono” del volume, amaro, disincantato, a tratti agro, sempre però illuminato da un trasporto limpido e preciso per l’arte e per la sua storia; sempre rasserenato da una cultura che mai scende alla mera erudizione ma che anzi è capace con la scrittura di farne materia viva e luminosa.Mario De Micheli diceva che solo un libro che ti faccia venir voglia di prendere appunti vale la pena di essere letto fino alla fine, e davvero questo lungo saggio di Fidolini è una miniera di notizie, giudizi, idee, conferme e scoperte fruttuose. Perché nei suoi vari capitoli, per 230 pagine, l’autore indaga il tema del rapporto tra gli artisti e la scrittura, e lo fa con dovizia di particolari e citazioni, con precisione di studioso ma anche – dicevo – con una solidarietà e una penetrazione ben lontani dallo sguardo pedante dell’estetologo o da quello di certi “entomologhi” nostrani che infilzano asetticamente poetiche e intenzionalità d’arte sui fogli immacolati dei loro raccoglitori critici, tutte nell’ordine e nel modo imposti dalla scuola del momento.Dagli scritti di Vitruvio a Cennino Cennini, da Leon Battista Alberti a Leonardo, al Vasari e poi Lomazzo, Federico Zuccari e William Hoghart; da Courbet a Rodin, Cézanne, Gauguin e Van Gogh e poi Matisse, Braque, Léger, Picasso e De Chirico, Grosz, Heartfield e Boccioni, Paul Klee, Kandinskij, Mondrian, Kichner, Beckmann, Marc, Savinio e Magritte, Man Ray e Duchamp. Per finire, poi, alle pagine di Martini, Casorati, Luigi Bartolini… Tutti (o quasi tutti) tra i pittori e gli scultori che hanno molto contato per le vicende dell’arte e che hanno scritto libri, epistolari, diari o articoli sono citati in queste pagine, alla scoperta dei nuclei più segreti delle loro opinioni e della natura più specifica della loro poetica. Fidolini, insomma, ci fornisce qui un compendio straordinario d’attenzione per interpretare o reinterpretare snodi, intrecci e motivi costitutivi dell’ossatura plastico-poetica che ha preparato l’immaginario della contemporaneità.
Data recensione: 15/01/2013
Testata Giornalistica: riContemporaneo.org
Autore: Giorgio Seveso