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Vuole essere l’occasione per presentare ufficialmente al pubblico il fondo del maestro acquistato dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze la mostra Luciano Guarnieri. Le stagioni creative (1930-2009)

Vuole essere l’occasione per presentare ufficialmente al pubblico il fondo del maestro acquistato dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze la mostra Luciano Guarnieri. Le stagioni creative (1930-2009) aperta fino al 4 marzo a Villa Bardini per iniziativa dell’Ente e della Fondazione Parchi Monumentali Bardini e Peyron. Ordinata da Susanna Ragionieri e da Stefano De Rosa, l’esposizione, che raccoglie 60 opere tra dipinti, litografie, disegni, non si limita ad esplorare il tema della fiorentinità, ma pone in evidenza, in primo luogo, i suoi affascinanti viaggi. Dai lunghi soggiorni negli Stati Uniti a fianco di Giuseppe Prezzolini, a quelli in Messico; nella Praga invasa dai carri armati sovietici in Israele che stava modellandosi dopo gli orrori dell’Olocausto e nasceva come uno stato giovane popolato da giovani e nella Cina, terra vastissima dove ogni angolo è un confine.
Luciano Guarnieri nasce a Firenze nel 1930, figlio di Sabatina Baldi e di Piero Guarnieri, barbiere di via XXVII Aprile. Fin da piccolo mostra una così spiccata inclinazione al disegno da indurre il padre a non ostacolarlo nell’inconsueto “mestiere” di pittore. Così il quindicenne Guarnieri viene presentato a Pietro Annigoni che lo accoglie nel suo studio nell’autunno del 1945. La finezza tecnica innata si perfezionerà gradualmente sul registro stilistico del maestro, arricchendosi di riflessi quattrocenteschi e fiamminghi, o rembrandtiani e goyeschi. In breve, come testimoniano gli intensi ritratti incrociati, Guarnieri diverrà l’allievo prediletto di Annigoni: giovane compagno di strada nell’avventura dei “Pittori Moderni della Realtà” e, dagli anni Cinquanta, vero alter ego nell’orgogliosa difesa di una espressione figurativa di stretta osservanza.
Guarnieri divenne, con il solido retaggio di una rara perizia nel disegno, il poeta, il testimone, il cantore della Firenze che rinasceva dalle ferite subite nella seconda guerra mondiale. La ripresa era resa possibile dalla volontà collettiva, dallo sforzo del popolo, che accompagnava le fasi della vita politica con slancio e partecipazione. Il medesimo senso, non privo di un forte retaggio, di fiducia nella forza d’animo della collettività, si depone nella sua opera tesa a documentare la rinascita dopo l’alluvione e dopo la bomba all’Accademia dei Georgofili.
Mentre molti artisti hanno confuso l’impegno con la sottoscrizione di facili appelli e manifesti concordati con le segreterie politiche dei partiti di massa, Guarnieri è stato il pittore che, con coraggio e con onestà intellettuale, ha messo il proprio ingegno e la propria arte a servizio della collettività. Guarnieri ha amato profondamente la sua Firenze. L’ha ritratta non solo nelle strade del centro, ma anche negli angoli meno prevedibili, sapendo scorgerne la poesia secolare, la luce che è la propria, e sapendo metterne in risalto la bellezza, che rimane tale anche negli scorci di periferia.
La mostra. Una sezione è dedicata agli esordi mentre un’altra vede riuniti alcuni dei suoi impietosi e introspettivi autoritratti e i ritratti della moglie, Dolores Angleton, e dei due figli, Francesco e Lorenzo. Il visitatore potrà vedere anche una serie di acquerelli, messi gentilmente a disposizione da Banca CR Firenze, che furono realizzati da Guarnieri durante la visita da lui effettuata durante la residenza di Prezzolini sul Lago di Lugano.
Data recensione: 26/01/2012
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: ––