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Non ci si trova davanti soltanto un catalogo di borse pregiate quando si ha tra le mani il libretto che raccoglie le creazioni di Maria

Non ci si trova davanti soltanto un catalogo di borse pregiate quando si ha tra le mani il libretto che raccoglie le creazioni di Maria Salvatici, artista attenta al recupero della tradizione e della conoscenza delle antiche manifatture della produzione di sete e tessuti pregiati.
Il catalogo edito dalle Edizioni Polistampa, curato da Massimiliano Guasti, Roberto Lunardi e Maria Emirena Tozzi Bellini, risalta per sobrietà e cura compositiva. Infatti dopo l’intensa prefazione di Roberto Lunardi, si passano in rassegna quindici borse-gioiello, ciascuna delle quali è corredata da una breve descrizione che ne illustra la lavorazione e i materiali preziosi utilizzati, e da splendide fotografie che riproducono nei particolari sinuosi fiocchi, grappoli d’uva, scudi ornamentali barocchi, rami di pesco e variegate composizioni floreali. In chiusura, poi, troviamo un utile glossario che permette di orientarsi tra damaschi, cabochon, shantung, taffetà, mussola e organze e una ricca bibliografia sugli studi della manifattura tessile fiorentina.
È già nel suggestivo titolo, “Borse e sogni” che è racchiusa l’essenza vera del lavoro di Maria Salvatici, artista e non solo artigiana, come emerge sfogliando le pagine che racchiudono queste opere così particolari. La grandissima perizia tecnica e conoscenza dei segreti della lavorazioni dei tessuti le permette di produrre, o ri-produrre, con gli stessi gesti di un tempo manufatti di atissimo valore, che non rimangono nei confini del manufatto artigianale, ma confluiscono in un’opera unica e pura. La Salvatici è dunque artista che crea, la cui eccellenza nel lavoro manuale è solo punto di partenza, mezzo fisico per costruire e permettere agli altri di poter fruire di quella conoscenza portata alla luce attraverso il lavoro sapiente delle sue mani.
Opere così non brillano solo per la lavorazione eccellente, l’equilibrio creato tra diverse tecniche e tessuti, ma trasportano in una dimensione in cui l’oggetto perde i legami con la sua fisicità e diventa tramite capace di portare luce, una conoscenza nuova, che emerge non solo dalla saggezza inconsapevole delle botteghe, ma dall’innovazione e rielaborazione che solo un’artista può dare. Come esempio di ciò ogni borsa, oltre a un nome proprio e un numero progressivo, caratteristiche delle manifatture per sancire l’unicità del proprio lavoro, reca un messaggio nascosto, tra il rivestimento e la fodera, una poesia, il fil rouge che lega la borsa ai sogni.
Data recensione: 01/07/2011
Testata Giornalistica: Il Filo Rosso
Autore: Mariangela Chiarello