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Con la fine del comunismo e la disgregazione dell’Urss, l’attenzione per alcuni autori – la stessa Cvetaeva, Mandel’štam, Esenin, Pasternak, Šklovskij ecc. – si è

Una recente traduzione di poesie di Marina Cvetaeva (e di Arsenij Tarkovskij) offre l’occasione per riavvicinare una delle più alte e drammatiche personalità del Novecento russo

… Con la fine del comunismo e la disgregazione dell’Urss, l’attenzione per alcuni autori – la stessa Cvetaeva, Mandel’štam, Esenin, Pasternak, Šklovskij ecc. – si è affievolita. E perciò questa breve raccolta di poesie, stampata dall’editore fiorentino Mauro Pagliai, merita il plauso di chi ama la letteratura russa.
Marina Cvetaeva è senza dubbio una delle più grandi poetesse di tutti i tempi. E ben se ne accorse Pasternak che nella sua Autobiografia annotava: «Negli anni di questi nostri primi ardimenti soltanto due persone, Aseev e la Cvetaeva, possedevano una frase poetica matura, ormai perfettamente formata». E siamo nel primo decennio del Novecento…
La vita di Marina è stata tumultuosa e lacerata dal contrasto tra realtà e sogno, necessità e desiderio. Lei era immersa nella vita e se ne considerava separata. Lottava con puntiglio per realizzare progetti e desideri, ma finiva quasi sempre per esserne sopraffatta.
Il suo desiderio di libertà era sconfinato, ma poi si trovava rinchiusa in una cella. Agognava il sonno e si trovava vittima dell’insonnia (un tema ricorrente nella sua poesia).
L’unica via d’uscita, l’unica salvezza restava il sogno: «Riesco a vivere solo in sogno […] È la mia vera vita, senza eventi casuali, tutta fatale, dove tutto si avvera».
La voglia di vivere, di incontrare gente, di fare amicizia, è fortissima, ma, alla fine, si ritrova terribilmente sola.
Lo sconforto e l’amarezza per la sua condizione di solitudine non le impediscono, però, di cercare di nuovo, con testardaggine, altre persone su cui riversare il suo fuoco, la sua passione.
… I testi scelti dalla Dvizova e da Panconesi sono del primo periodo della Cvetaeva, versi che già avevano, come ha scritto Pasternak: «una scioltezza e una leggiadria tecnica impareggiabili».
I due traduttori, tuttavia si accostano al testo, consci dell’impossibilità di render le rime, le assonanze, il ritmo e l’intonazione della lingua russa (ma vale anche per le altre lingue).
La traduzione è dunque lodevole e ancor più lodevole è l’aver fatto conoscere ai lettori che amano la poesia un autore di qualità con i toccanti versi dedicati all’amatissima maestra
Data recensione: 15/02/2006
Testata Giornalistica: Caffè Michelangiolo
Autore: Michele Miniello