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Fu l’allievo prediletto di PietroAnnigoni da cui apprese, giovanissimo, l’arte della grafica e del ritratto. Ma fu anche un artista in grado di sperimentare stili e linguaggi diversi

Fu l’allievo prediletto di PietroAnnigoni da cui apprese, giovanissimo, l’arte della grafica e del ritratto. Ma fu anche un artista in grado di sperimentare stili e linguaggi diversi, e di oltrepassare i confini di una fiorentinità comunque sempre ben marcata e presente per farsi testimone di eventi cruciali del suo secolo, il Novecento. Oggi una mostra a Villa Bardini – sede del museo permanente, aperto ne12008, dedicato proprio ad Annigoni – celebra Luciano Guarnieri (1930- 2009) e le sue “Stagioni creative”, presentando al pubblico il fondo delle sue opere recentemente acquisito dall’Ente Cassa.
Curata da Stefano De Rosa e Susanna Ragionieri l’ esposizione, che raccoglie sessanta opere tra dipinti, litografie e disegni, evidenzia il rapporto fra Guarnieri e due figure che ebbero un ruolo chiave nella sua vita e formazione artistica: il maestro fiorentino, di cui Luciano frequentò la bottega appena quindicenne, e che lo volle accanto a se in alcune delle sue imprese più importanti come il ritratto che gli fu commissionato nel ‘56 dalla regina Elisabetta – esperienza, quest’ultima, documentata da un insolito ritratto di Annigoni addormentato in treno, realizzato da Guarnieri mentre i due viaggiavano nelle campagne inglesi – e lo scrittore Giuseppe Prezzolini, con il quale l’artista instaurò un’amicizia profonda e duratura nonostante l’ enorme differenza d’età (Prezzolini era nato nel1882) e un intenso e continuo scambio intellettuale. Il percorso espositivo si sofferma poi su una delle principali passioni di Guarnieri, quella per il viaggio, che lo volle attento osservatore di eventi cruciali del suo tempo come il ‘68 cecoslovacco – esperienza, questa, che ritroviamo ora nel ritratto di un individuo solitario e pensieroso seduto in un caffè praghese dalle pareti di un rosso inquietante, ora in una serie di dodici malinconiche litografie a colori - oltre che incontentabile esploratore sempre in cerca di nuovi punti di vista ed emozioni intese, come quelle immortalate nel dipinto Veglia del giorno dei morti a Mizquic, forse l’ opera più importante in mostra, frutto di un viaggio in Messico nel ‘59 insieme a Prezzolini.
Data recensione: 23/12/2011
Testata Giornalistica: La Repubblica
Autore: Gaia Rau