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La storia del Risorgimento in 5 millimetri. Anzi per la precisione 5,4. Coloratissimi, dinamici, perfetti in ogni dettaglio di divisa e armamento. A partire dai marzialissimi mustacchi, barbe e baffi

La storia del Risorgimento in 5 millimetri. Anzi per la precisione 5,4. Coloratissimi, dinamici, perfetti in ogni dettaglio di divisa e armamento. A partire dai marzialissimi mustacchi, barbe e baffi, di gran moda nell’ambiente militare ottocentesco. Sono i preziosi 800 soldatini di piombo della magnifica collezione che fu dell’insigne civilista e costituzionalista Alberto Predieri (accanto alla quale figurano quelli di altri appassionati italiani con splendidi esemplari anche in balsa e gomma, come quelli introvabili e costosissimi della ditta lucchese Xiloplasto), e che oggi, proprietà dell’Ente Cassa di risparmio, fa, insieme alle banconote della raccolta Tullio Marrone dalla Repubblica Veneta di Manin alle mille lire con Verdi, dieci tele fra cui tre Fattori, e alcuni cimeli militari dello Stibbert, bella mostra di sé nel salone della Cassa (via Bufalini 6, fino 28/2, gratis, lun.dom. 10-19, compresi Natale, Capodanno ed Epifania ; 055/5384001). «Il collezionismo dei soldatini di piombo - spiega Franco Paoletti, che cura l’esposizione con Giuseppe Adducci, entrambi dell’associazione di collezionisti “Il paese dei balocchi” – ha una genesi tutta sua che culmina nell’età adulta, mediamente chi colleziona ha dai 45 anni in su, ma nasce nell’infanzia quando si facevano rivivere fumetti e film coi soldatini, prendendosi magari la libertà di cambiarne il finale. C’è in Italia una grande tradizione artigianale: la ditta romana Antonini, avviata nel 1912 e oggi alla terza generazione, ne è l’emblema, i pezzi della raccolta Predieri vengono tutti da lì. Certo, anche da adulti, e pur con la spesa che può comportare (un pezzo particolarmente pregiato arrivaa 1000 euro, ndr) resta un gioco, ma su basi scientifiche perché le fonti dei fabbricanti, veri e colti esperti, sono i dipinti dei pittori militari, genere assai in voga nell’Ottocento, e i cimeli storici». E sono infatti proprio studio e abilità degli artigiani che danno a quelle creaturine il drammatico, travolgente dinamismo di una carica, di una caduta da cavallo, di una sparatoria o uno scontro ravvicinato, così come il tranquillo trotto di un “treno di previanda” savoiardo (le truppe di sussistenza che portavano le vivande per uomini e animali), o la quotidianità ristoratrice di una cucina da campo (come quella rarissima del Regno delle Due Sicilie in mostra: ne esiste solo un altro esemplare al mondo). Una mostra in cui, fra soldatini e banconote, la Storia parla a grandi e piccini, dunque. Che racconta il nostro Risorgimento (alle 14 vetrine con i soldatini, alle 8 con i cimeli e ai 10 quadri fanno da contrappunto accurate schede storiche) con un approccio che ne coniuga i protagonisti militari e i grandi fatti in tono ludico ma non per questo meno accurato. Come testimoniano anche ampiezza e varietà delle vicende in esame. Dagli eserciti degli stati preunitari (Regno di Sardegna e delle Due Sicilie, ducati di Parma, di Modena e di Lucca, Stato della chiesa, Granducato di Toscana),a importanti episodi (le battaglie di Pastrengo 1849 e Melegnano 1859, l’incontro di Teano 1860), i più celebri generali (Garibaldi, Bixio, Vittorio Emanuele, nel raro formato 90 mm., e persino quel Fiorenzo Bava Beccaris che, Regio prefetto straordinario, il 6 maggio 1898 ordinò alle sue truppe di reprimere a cannonate e mitraglia i moti operai milanesi facendo 80 morti e 450 feriti, mentre più tardi sarà fra quanti consiglieranno al re di affidare il governo a Mussolini). Fra le curiosità della mostra anche un po’di cinema. Che già dai primi anni Quaranta aveva scoperto le virtù dei soldatini di piombo. Come accadde con la riproduzione di Vittorio Emanuele e scorta usata nel 1942 da Fabio Calzavara per il suo La contessa di Castiglione, che rievocava la missione parigina voluta da Cavour della meravigliosa, intraprendente, capricciosissima nobildonna amante del re, la fiorentina Vittoria Oldoini (la diva Doris Duranti), per convincere Napoleone III, altra sua scandalosa conquista, ad appoggiare il Piemonte nella guerra contro l’Austria.
Data recensione: 16/12/2011
Testata Giornalistica: La Repubblica
Autore: Paolo Russo