chiudi

Non è il Risorgimento del re, dei ministri e dei generali, delle guerre e dei grandi eventi. È il Risorgimento del popolo, dei personaggi locali e dei retroscena quello che viene raccontato nella mostra Cittadini d’Italia. Primi

Non è il Risorgimento del re, dei ministri e dei generali, delle guerre e dei grandi eventi. È il Risorgimento del popolo, dei personaggi locali e dei retroscena quello che viene raccontato nella mostra Cittadini d’Italia. Primi passi della Toscana nello Stato Unitario, dal primo ottobre al 20 dicembre all’Archivio di Stato di Firenze. L’esposizione illumina i passaggi che portarono all’Unità, i personaggi che diedero il loro contributo o si opposero all’adesione del Granducato alla nuova Nazione, il percorso che portò i toscani a sentirsi italiani. Un racconto fatto di documenti, atti istituzionali, monete, francobolli, quadri e oggetti quotidiani che fotografano la vita dell’epoca, parlano degli uomini e delle donne che fecero la storia. C’è il proclama che annuncia la costituzione del governo provvisorio dopo la fuga del granduca, datato 27 aprile 1859, la convocazione del plebiscito nel 1860 per l’adesione al regno unitario che vide il «sì» di circa 400.000 toscani (su 1.900.000 abitanti), le lire che sostituirono i fiorini, con l’immagine di Vittorio Emanuele «re eletto». Ci sono i carteggi personali che introducono nei salotti privati, dove prese forma un’opinione pubblica «nazionale», frammenti di registrazioni che aiutano a dare un nome a quanti si opposero a un’Italia unita, immagini che raffigurano i volontari (tanti giovani e donne) che si mobilitarono invece per realizzarla. Ci sono anche i menù che testimoniano i cambiamenti di sapori e abitudini: i ristoranti cominciano a offrire piatti di altre regioni e in città compaiono le prime cioccolaterie, come Rivoire. «La mostra si cala sulla società toscana dell’epoca, sulle persone, gli ambienti in cui nacque l’idea della partecipazione al nuovo stato unitario, in cui si formò la coscienza civile» spiega Francesca Klein, curatrice della mostra con Carla Zarrilli e Piero Marchi. Non poteva mancare, nelle sette sezioni del percorso, il ricordo della nascita dell’Archivio di Stato di Firenze: fu creato negli ultimi anni di vita del Granducato, nel 1852, da Francesco Bonaini, su pressione di alcuni gruppi intellettuali, per aumentare e custodire il «patrimonio della scienza storica». Fu una delle prime istituzioni aperte al pubblico e dopo l’Unità d’Italia partecipò alla vita della nuova Nazione. Cittadini d’Italia, organizzata dall’archivio, con il contributo di Regione Toscana, Comune di Firenze, Ente Cassa di Risparmio di Firenze, si colloca nel secondo semestre dell’anno, in una posizione un po’ defilata rispetto al clou dei festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità. Ma proprio per questo consente un approccio più riflessivo, ponendo il visitatore alla «giusta distanza» rispetto al 1861, e consente di inquadrare luci e ombre di quel fenomeno complesso che fu il Risorgimento in Toscana. La mostra raccoglie quasi 200 pezzi, «tesori» dell’Archivio, dipinti della Galleria d’Arte moderna di Palazzo Pitti, materiali prestati da musei o da collezionisti privati, alcuni lavori degli studenti del Liceo Artistico di Porta Romana. Conta anche giochi e laboratori online e una serie di incontri di approfondimento. L’allestimento, firmato dagli allievi dell’Accademia di Belle Arti, crea una suggestiva scenografia: i colori a tinte forti della bandiera sono dapprima frammentati poi si uniscono a creare il tricolore, mentre le lettere che piovono dal soffitto si congiungono formando le parole-chiave del Risorgimento.
Data recensione: 25/09/2011
Testata Giornalistica: Corriere fiorentino
Autore: Ivana Zuliani