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Sono in media 25mila i visitatori che ogni anno varcano la soglia del Museo Stibbert. Molti se relazionati alla “concorrenza leale” dei fratelli maggiori Uffizi

Sono in media 25mila i visitatori che ogni anno varcano la soglia del Museo Stibbert. Molti se relazionati alla “concorrenza leale” dei fratelli maggiori Uffizi, Pitti, Accademia. Pochi se rapportati alla sua unicità e alle tante sorprese che contiene. A cominciate dal parco. Perché lo Stibbert, appena fuori dal centro storico, sulla collina di Montughi, non è un museo come gli altri. È una casa museo come non ce ne sono quasi più.
Un “unicum”, non solo in Italia. È il risultato dell’attività collezionistica e dell’amore per l’arte del suo proprietario, Frederick Stibbert, origini inglesi ma fiorentino di fatto, dandy e scapolo impenitente, già al seguito di Garibaldi nella terza guerra d’indipendenza, erede dell’enorme fortuna accumulata dal nonno, comandante dell’esercito della Compagnia delle Indie. Un patrimonio che il giovane Frederick, rientrato a Firenze dopo una poco felice esperienza scolastica in Inghilterra, “dissipò” nell’acquisto di opere d’arte sui mercati antiquari di mezzo mondo, un accumulo bulimico di arredi e oggetti d’ogni tipo, culminanti nella spettacolare raccolta d’armi e armature, europee, islamiche, giapponesi. Ora il primo piano del museo, terminati i lavori di restauro, ospita la mostra “Il risorgimento della maiolica italiana” (catalogo Polistampa), più di cento pezzi tra vasi, piatti, anfore, formelle, bacili, oggetti da giardino, che testimoniano nella loro varietà stilistica (neoclassico, rinascimentale, rococò, liberty) la maestria e la qualità delle due celebri manifatture fiorentine, Ginori e Cantagalli, provenienti da musei, fondazioni e raccolte private italiani e stranieri, molti dei quali esposti per la prima volta in pubblico. Il percorso si snoda lungo le varie stanze, le camere private, lo studiolo, il salotto col clavicembalo settecentesco perfettamente funzionante, la galleria con gli affreschi neoclassici di Ademollo e la sala dei costumi dove si può ammirare il mantello indossato da Napoleone quando nel 1805 fu incoronato a Milano Re d’Italia.
Data recensione: 29/09/2011
Testata Giornalistica: Il Tirreno
Autore: Gabriele Rizza