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È come leggere le memorie di Henry Kissinger. Lui, al contrario dell’amico Niccolò Machiavelli, era stato un uomo di potere e parlò quasi in presa diretta di fatti accaduti poco prima, con grande lucidità e conoscenza dei

«È come leggere le memorie di Henry Kissinger. Lui, al contrario dell’amico Niccolò Machiavelli, era stato un uomo di potere e parlò quasi in presa diretta di fatti accaduti poco prima, con grande lucidità e conoscenza dei fatti e dell’animo umano». Lui è Francesco Guicciardini, esponente della potente e nobile famiglia fiorentina, nato nel 1483 e morto nel 1540, autore della celebre Storia d’Italia e la definizione è di Zeffiro Ciuffoletti, curatore della mostra che da oggi si terrà al centro direzionale della Banca Cassa di Risparmio di Firenze, a Novoli. Un’iniziativa voluta dai Guicciardini e dalla Banca CR Firenze per celebrare il grande storico, la sua opera e i 150 anni dell’Unità d’Italia. Negli spazi del centro direzionale (gratuitamente fino al 30 ottobre) la mostra Dal Rinascimento al Risorgimento. Grandezza e decadenza nella Storia d’Italia di Francesco Guicciardini espone 23 edizioni della Storia d’Italia, dalla prima, datata 1561 a quella tradotta in francese del 1996, passando per le edizioni più importanti, tutte provenienti dalla collezione di Palazzo Guicciardini. Accanto ai testi che farebbero la felicità di qualsiasi bibliofilo e collezionista, lettere originali di Machiavelli, Giovanni dalle Bande Nere, Cosimo I, Papa Clemente VII, Francesco I, quadri e il manoscritto originale dell’autore, con le sue correzioni al testo raccolto dagli amanuensi. Un patrimonio nascosto, uno dei tanti del capoluogo di regione, in una biblioteca che da cinque secoli è nello stesso luogo, Palazzo Guicciardini, e che conta ben 12.000 volumi, frutto in gran parte dell’azione di Piero Guicciardini nell’Ottocento, mentre Paolo nella prima metà del Novecento mise insieme la collezione delle edizioni della Storia, radunando 129 delle 170 edizioni stampate nel corso del tempo in italiano, ma anche in latino, inglese, francese e tedesco. L’idea della rassegna è nata semplicemente vedendo il tesoro contenuto nella biblioteca Guicciardini. «La famiglia ha aperto da tempo il suo archivio e avendo intenzione di fare lo stesso con la grande biblioteca – spiega Zeffiro Ciuffoletti – ha creato un comitato scientifico per questo scopo, comitato di cui faccio parte. E quando ho visto la collezione delle edizioni della Storia sono rimasto stupito da quel patrimonio incommensurabile e ho proposto alla famiglia, che è così abituata a crescere con quei libri che non si era resa conto fino in fondo della loro unicità, un mostra. Con la caratteristica originale di collegarla ai 150 dell’Unità d’Italia perché il Risorgimento nasce anche dall’esame della lezione del Guicciardini, del perché della grandezza e del declino del paese. Guicciardini aveva un’idea forte, culturale, geografica e politica, dell’Italia e se Machiavelli ha fondato la scienza politica, lui è stato un grande storico». Uno storico tacciato di cinismo, di amoralità… «È una vulgata superata da tempo, basti pensare a come Leopardi si avvicina ai venti volumi dell’opera, al Prezzolini e al Cantimori – replica il professor Ciuffoletti – Il suo è un racconto di grande lucidità, amorale nel senso che non usa il paravento della religione o dell’ideologia e racconta i fatti dal 1492 al 1534 da grande storico, mostrando anche la tragicità della storia. Un racconto così forte che la stessa famiglia censurò la prima edizione, che la censura continuò fino all’Ottocento, che il Risorgimento parte da lì, come il romanticismo di Francesco Guerrazzi e Massimo D’Azeglio con l’esaltazione della lotta allo straniero, del gesto eroico, dell’amore per la Patria e fu apprezzata anche dai rivoluzionari americani che combattevano per l’indipendenza delle colonie dall’Inghilterra. Guicciardini, diplomatico, uomo di potere per i due Papa Medici, racconta le vicissitudini dell’Italia da dopo Lorenzo il Magnifico, all’era di Carlo V e dell’insediamento stabile dei francesi e spagnoli in Italia, frutto delle divisioni degli italiani, chiamati dagli stessi italiani. Visse la fine del Rinascimento ma ispirò il Risorgimento. Con quell’opera che «fa di lui un Kissinger come politico, un Michelangelo come storico», conclude Ciuffoletti.          
Data recensione: 28/09/2011
Testata Giornalistica: Corriere fiorentino
Autore: Mauro Bonciani