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Che la moderna museografia e l’idea stessa di collezione d’arte in Occidente sia nata a Firenze coi Medici è cosa nota. Meno noto invece il suo decollo verticale, avvenuto fra Ottocento e primi del Novecento grazie a un

Che la moderna museografia e l’idea stessa di collezione d’arte in Occidente sia nata a Firenze coi Medici è cosa nota. Meno noto invece il suo decollo verticale, avvenuto fra Ottocento e primi del Novecento grazie a un pugno di coltissimi, ricchissimi, talvolta eccentrici collezionisti anglosassoni e antiquari fiorentini: la fine di numerose famiglie nobili e la confisca delle ingenti proprietà ecclesiastiche, furono per quegli innovatori di gusto e mercato una chance imperdibile per fare incetta di capolavori a prezzi di saldo. Nacquero così le favolose dimore di Herbert Horne, Temple Leader, Charles Loeser, Stibbert, degli Acton ma anche le raccolte e gli showroom del canonico Angelo Bandini a Fiesole, il primo a rivalutare i fondi oro, di Elia Volpi, Stefano Bardini, Salvatore Romano, Luigi Bellini. A quella stagione irripetibile del collezionismo – e della città, dal 1860 al 1930 all’apice del suo splendore cosmopolita – che consacrò nel mondo specie anglosassone il mito del Rinascimento fiorentino, è dedicata Le stanze dei tesori, la mostra curata da Lucia Mannini col coordinamento scientifico di Carlo Sisi per il progetto «Piccoli Grandi Musei», che dal 3 ottobre al 15 aprile 2012 tiene banco in Palazzo Medici Riccardi (055/2340742, www.stanzedeitesori.it). Una mostra, accurata e chiarissima, sui protagonisti di quella stagione, che di ognuno mostra i gusti attraverso opere di epoche diverse, da Agnolo Gaddi a De Chirico, da Ghiglia a Sansovino, da Libero Andreotti a Donatello e Primo Conti, ed entra in rete con i musei donati alla città da quei mecenati: lo Horne, con una pregevole mostra di disegni di Raffaello, Constable, Fussli e altri maestri; Palazzo Davanzati, dove le foto di Volpi raccontano gli interni prima dell’asta newyorkese durante la Grande Guerra in cui furono tutti venduti; lo Stibbert, con le nuove stanze e la mostra sulle maioliche; il Bardini, che inaugura l’elegantissimo e mai visto Salone dei dipinti con l’imponente crocifisso di Bernardo Daddi fresco di restauro; il museo sacro Bandini di Fiesole e la Fondazione Romano in Santo Spirito
Data recensione: 30/09/2011
Testata Giornalistica: La Repubblica
Autore: Paolo Russo