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Dopo aver fatto un excursus sui diciassette trattati del Corpus Hermeticum, risalenti ai secoli III a.C.-III d.C., l’autore conduce la propria indagine sul Discorso perfetto, o Asclepius, traduzione latina attraverso cui è giunta

Dopo aver fatto un excursus sui diciassette trattati del Corpus Hermeticum, risalenti ai secoli III a.C.-III d.C., l’autore conduce la propria indagine sul Discorso perfetto, o Asclepius, traduzione latina attraverso cui è giunta all’occidente l’opera greca ormai perduta nella sua interezza. Accenna appena alla fortuna della traduzione latina ed esamina la preghiera che chiude il testo, trasmessa in greco nel «Papyrus Mimaut» (P.Louvres 2391), cui si affianca la versione copta, rinvenuta nel codice Vi di Nag Hammadi, che contiene anche un lungo frammento corrispondente ai capitoli 21-29 dell’Asclepius latino. Il titolo originale è desunto dalle Divinae institutiones di Lattanzio che riporta passi in greco con un adattamento latino quasi sicuramente di sua mano che permette di stabilire il terminem post quem per l’Asclepius, dal momento che i brani latini di Lattanzio non coincidono con la traduzione latina, si può pensare che la traduzione sia stata condotta in epoca successiva alle Divinae institutiones (304-313). L’ottavo libro (415-417) del De civitate Dei fornisce il terminem ante quem: Agostino riproduce e commenta un lungo brano che sembra accordarsi con la versione dell’Asclepius conosciuta. L’autore espone l’obiettivo della ricerca filosofica sul testo: cercare di comprendere se sia accettabile o no l’idea di alcuni studiosi (T. Zielinski, W. Scott, A.-J. Festugière), che in passato hanno sostenuto che il carattere afilosofico e disordinato dell’Asclepius dimostri senza alcun possibile dubbio l’origine composita del testo che non avrebbe un solo autore. Si afferma dunque che un modo di procedere che sfugga della geometria della dimostrazione razionale sia proprio del sistema filosofico ermetico, che ha come fondamento l’idea che il sapere offerto dalle parole di Ermete sia inattingibile con la sola ragione, secondo una via di progressione che si esplica attraverso l’oscillazione e l’indecisione fra immanenza a trascendenza, tra pessimismo e ottimismo. Dopo aver offerto un’analisi diffusa della struttura e della dottrina dell’Asclepius, l’autore ravvisa nel ritratto dell’uomo, quale si viene delineando nel testo, l’apporto maggiore all’interno della tradizione ermetica. L’uomo è ad un tempo artefice degli dei terreni ma anche del proprio destino, questo sullo sfondo di una cosmologia che raccoglie tutte le ambivalenze e le contraddizioni di questa condizione antropologica. Il volume è chiuso dalla bibliografia e dall’indice dei nomi.
Data recensione: 01/01/2007
Testata Giornalistica: Medioevo Latino
Autore: Claudio Leonardi