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In arte, come in cucina (dicono sia un cuoco invidiabile), odia i barocchismi. Dipingere, per Tano Pisano, è una “necessità fisica e mentale”; cucinare per lui equivale a “costruire momenti di piacevole intimismo

In arte, come in cucina (dicono sia un cuoco invidiabile), odia i barocchismi. Dipingere, per Tano Pisano, è una “necessità fisica e mentale”; cucinare per lui equivale a “costruire momenti di piacevole intimismo”, perfezionista al punto da realizzare e dipingere piatti in sintonia con le sue ricette. Tano Pisano, siciliano per nascita, europeo per cultura ed esperienza, da oltre vent’anni trapiantato sulla costa catalana, arriva a Firenze con la mostra “Peix” (pesce), fino al 29 aprile nella Sala delle esposizioni dell’Accademia delle Arti e del Disegno di Firenze. Nei suoi lavori, gli acquerelli, le incisioni, le ceramiche, ci sono la sapienza e il rigore del fare, l’eleganza e la misura nel disegno, come pure nel fluido movimento del colore; l’invenzione e la rappresentazione di cose e piccole storie,come nel caso del suo “Pesce Immondizia”, della gouache “Madame La Sardine”, dei suoi “Barattoli di acciughe”, o dei disegni preparatori per la scultura “Peix”, tutte opere resenti in mostra. Un pittore che, come dice la curatrice della mostra, Paola Cassinelli, “ha percorso tempi ed avanguardie, ma si è anche cullato nella rassicurante stabilità dei segni”, rivendicando sempre il suo ruolo di artigiano. Perché per lui la pittura è tradizione e memoria: «Quando dico: io dipingo – spiega Pisano – ti guardano come un reperto archeologico, perché gli intellettuali sostengono che la pittura è morta».
Data recensione: 07/04/2011
Testata Giornalistica: La Nazione
Autore: Raffaella Marcucci