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La creta, gli ossidi di rame, i sali e poi l’incerto incontro con il fuoco. Il risultato è sempre una sorpresa: superfici invetriate di rossi, verdi che svaniscono, colori scuri e chiari che si fondono

La creta, gli ossidi di rame, i sali e poi l’incerto incontro con il fuoco. Il risultato è sempre una sorpresa: superfici invetriate di rossi, verdi che svaniscono, colori scuri e chiari che si fondono. Ormai sono 21 anni che Paolo Staccioli forgia forme di terra, ne sperimenta la mutevole alleanza con il fuoco, creando ceramiche con figure di guerrieri, cavalieri e cavalli. E ultimamente anche viaggiatori gravati come Sisifo del peso di una sfera sulle spalle. «Ognuno di noi conosce quel peso di vivere» spiega l’artista presentando le sue sculture, una scelta tra le opere 1991-2011, coperte da patine simili a bronzi rinascimentali che si collocano in modo quasi mimetico tra i capolavori del Museo Horne. Fiorentino, classe 1943, Staccioli racconta la sua vocazione a questa forma d’arte: «Ho fatto solo la terza media e, se facevo forca a scuola, era per andare vedere Michelangelo. Ho disegnato fin da ragazzo, ho fatto il vigile urbano, girato per servizio nelle strade di antiquari e galleristi. Ho guardato tutto, incontrato artisti. Dall’89 ho iniziato a cimentarmi con la ceramica, andando più volte a Faenza. C’è chi dice che i miei guerrieri ricordano gli etruschi, i cavalli di Paolo Uccello e di Leonardo. Certo, sono opere che conosco, ma quando lavoro non ci penso. E quello che viene fuori, con la rivelazione della cottura nel forno, a volte sorprende anche me». Iridescenze color muschio sulle statue-stele, lucori di rossi e turchesi nei vasi e nelle sfere, rotte e poi ricomposte e sottoposte a nuova cottura, escono dalle mani di questo geniale artista «custode di mestieri e saperi antichi», come scrive l’ ex soprintendete Antonio Paolucci nelle prefazione al catalogo. Curata e allestita dalla direttrice del museo Elisabetta Nardinocchi e Claudio Paolini, la mostra propone 35 opere di Staccioli tra cui anche alcuni bronzi, lavori ormai noti e apprezzati nel mondo grazie alle mostre all’Istituto di cultura italiano a New York, a Parigi e in Cina. In occasione della rassegna il museo propone nei sabati di aprile laboratori didattici sulla ceramica con Cristina Bucci alla presenza dell’artista.
Data recensione: 26/03/2011
Testata Giornalistica: La Repubblica
Autore: Mara Amorevoli