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Bisognerebbe entrare nella testa dell’artista per capire come mai i viaggiatori di Paolo Staccioli, sculture alte e snelle come «Masai», recano sempre in mano o sulla spalla, una sfera bianca

I guerrieri in sella e le sfere. È l’arte di Staccioli
Bisognerebbe entrare nella testa dell’artista per capire come mai i viaggiatori di Paolo Staccioli, sculture alte e snelle come «Masai», recano sempre in mano o sulla spalla, una sfera bianca. Il tema della sfera nei suoi lavori è ricorrente, talvolta frantumata e poi incollata in un patchwork di schizzi e appunti, come dimostra la retrospettiva che oggi Antonio Paolucci, presidente della fondazione, inaugura al museo Horne. Una mostra firmata dall’artista fiorentino che con i suoi guerrieri in ceramica cotta nell’ossido di rame e abbagliante di cromature bronzee, da lunedì fino al 28 maggio, invaderà il museo voluto dal collezionista inglese Herbert Percy Horne.
In quella che fu la casa di Horne, morto all’età di 54 anni e seppellito al Cimitero degli Allori, coi suoi arredi e le sue collezioni, le opere di Staccioli si danno ora del tu con gioielli di pittura che portano la firma di Giotto, Simone Martini, Masaccio o Giambologna. Fino al piano di sopra dove due guerrieri dal busto istoriato di minuscoli cavalli (la sua cifra) sfumati in sali di bronzo, fanno la guardia a un seggio del Cinquecento e dove una testa di guerriero, in terracotta nuda, osserva da vicino una regina di Filippino Lippi. Dialogo impari, certamente audace, quello scelto dal museo Horne che, impegnato in attività didattiche per le scuole, esce di tanto in tanto dal guscio per corteggiare la città coi suoi tesori spesso contesi da altri musei del mondo. Questa volta si mette nelle mani dell’arte contemporanea, di uno scultore autoctono. Paolo Staccioli, sguardo limpido e mani forti di chi ogni giorno addomestica la materia, le sue opere realizzate in 20anni di attività (1991-2011) le ha già mandate in Cina, a Parigi come a New York. Le ha riportate a Firenze, la sua città (ha un laboratorio a Scandicci) arricchendo il corpo della mostra con sculture create per il museo Horne, come una serie di cavalli che, come il famoso puttino aggrappato al collo di un cavallo troppo grande per lui installato nel parco di Poggio Valicaia, sopra Scandicci, si confrontano col puledro di Jacopo Sansovino, di casa al museo Horne.«La mostra rappresenta l’approdo di un progetto in corso da anni – osserva Cristina Acidini, soprintendente al polo museale, che con Antonio Paolucci e Ornella Casazza, ha curato il catalogo edito da Polistampa – proponendoci il mondo artistico di Staccioli, ormai in fase matura, in una pittura rupestre che rimanda alla toreutica etrusca». Potenti le installazioni all’ingresso del museo: i 7 viaggiatori e il dondolo tenuto in equilibrio da due figure slanciate, una maschile, l’altra femminile che si guardano dalle loro minuscole faccine. Su per le scale ecco i suoi vasi di ceramica dipinta in bianco, blu e oro e le sfere animate da manipoli di personaggi che sembrano attendere qualcosa. E ancora i suoi cavalli primordiali, piccoli, perfetti per scolpire uno dietro l’altro, rincorrendosi,come in un bassorilievo, il busto dei guerrieri. Statue-stele cotte nel forno, verniciate e poi cotte nuovamente. «Con questa mostra – spiega la direttrice del museo Elisabetta Nardinocchi – casa Horne, di solito incline all’arte del passato, tende ora la mano all’arte contemporanea. Ma non è la prima volta. Nell’anno del suo esordio, era il 1920, questo luogo fornì la cornice a una mostra di Ardengo Soffici, artista allora all’avanguardia».
La mostra a cura della direttrice Elisabetta Nardinocchi, con Claudio Paolini, ribadisce la vocazione didattica del museo grazie a un calendario di laboratori gratuiti, nei sabati di aprile, rivolto alle famiglie con ragazzi dagli 8 ai 13 anni. Un programma messo su insieme all’Osservatorio dei mestieri d’arte dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze.
Data recensione: 26/03/2011
Testata Giornalistica: Corriere fiorentino
Autore: Loredana Ficicchia