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Era il 7 novembre 1950, e a Firenze nasceva, in largo anticipo perfino sui tempi, una struttura costantemente all’avanguardia e che da allora ad oggi è il più prezioso dei compagni di viaggio per tante generazioni di sportivi.

Era il 7 novembre 1950, e a Firenze nasceva, in largo anticipo perfino sui tempi, una struttura costantemente all’avanguardia e che da allora ad oggi è il più prezioso dei compagni di viaggio per tante generazioni di sportivi. La storia dell’istituto di medicina dello sport e i suoi primi sessant’anni abbondanti di apprezzatissima e qualificata attività, dalla storica sede delle cascine all’attuale centro di Marignolle, raccontati in un volume (edizioni Polistampa, 16 euro) dal titolo che è una sintesi già proiettata nel futuro: «Sessant’anni di medicina, sporte salute», a cura di Sergio Califano e Giuseppe D’Eugenio. Come scrive nella prefazione il presidente della regione Toscana, Enrico Rossi: «La disciplina specialistica della medicina dello sport può vantare una grande e storica tradizione grazie all’Istituto fiorentino, una delle prime strutture europee ad occuparsi della problematica del doping, anticipando di alcuni decenni quelle iniziative di controllo sugli atleti che successivamente si sono esponenzialmente sviluppate a livello internazionale». Un riconoscimento a intere generazioni di medici che si sono formate nell’Istituto, dal dottor Giuliano Marena, figura storica della disciplina sportiva e della lotta al doping, passando per Fino Fini e Leonardo Vecchiett, per arrivare all’attuale organigramma, al direttore Sergio Califano e al vice direttore Flavio Alessandri, già medico della nazionale di ciclismo con Alfredo Martini ct e autore, a metà degli anni Novanta, di una coraggiosa denuncia sul doping del ciclismo. «Innovazione nella tradizione» è il motto di una struttura in cui convivono, spiegano i dirigenti dell’Istituto, tre anime: preventiva, clinica e funzionale-biomeccanica. Le prime due a tutela della salute e la terza tesa a migliorare la prestazione dell’atleta.  Con una funzione sociale in grande e costante crescita, legata all’evoluzione nello stile di vita: la medicina dello sport non più come una specializzazione applicata agli atleti e all’agonismo, ma cura e sostegno del benessere psicofisico degli sportivi di tutti i giorni, frequentatori di palestre o ciclisti, giocatori di calcetto e maratoneti, tennisti e nuotatori. Anche loro, soprattutto per loro, e per tutti noi, l’Istituto rappresenta un punto di riferimento.
Da qui, in sessant’anni, sono passati campioni come Zeno Colò, Giancarlo Antognoni, Gianni De Magistris, Franco Bitossi, Francesco Moser, e decine di migliaia di ragazzi di tutte le età, dagli esordienti a quelli con i capelli bianchi. Un’attività continua, con una forte base etica: il doping affrontato come un fenomeno sociale, diffuso fin dagli anni Sessanta, come dimostrano le oltre 60mila analisi svolte in tanti anni, anche fra dilettanti e amatori, non solo nell’attività professionistica. Sessant’anni dopo, l’Istituto di Marignolle, un’eccellenza cittadina, rappresenta, come attesta il sindaco Renzi, «un fiore all’occhiello per Firenze e la Toscana tutta».
Data recensione: 31/03/2011
Testata Giornalistica: La Nazione
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