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Il titolo di questo nuovo poemetto di Innocenza Scerrotta Samà La mano e la prua, pubblicato a poco più di un anno dal precedente Nel cerchio della rete, suggerisce, ancora prima della lettura dei testi, alcune immagini che difficilmente, in seguito, abbandoneranno il lettore.
La mano, multiforme simbolo delle capacità umane, accostata alla prua, parte dell’imbarcazione rivolta alla meta, evoca l’immagine di un nocchiero nell’atto di affrontare il mare, lo sguardo rivolto oltre, verso un punto di arrivo che, seppure ancora invisibile, costituisce il fulcro, il motore della scena stessa. A rendere più netta, appena più sognante, questa immagine saranno, poco dopo, all’interno della raccolta, le parole dell’autrice stessa: «Mani alla prua / occhi / lontani».
Non occorre fantasia per sostituire, nel gioco dell’immaginazione la figura del nocchiero con quella dell’Innocenza.
Accingersi a leggere le sue liriche significa divenire passeggeri di questa imbarcazione, sospesi sul mare della sua vita e del suo inconscio, steso da ogni parte, dietro, davanti, sotto.
Significa scoprire, solcando le onde, quanto queste lascino intravedere dalla trasparenza dei flutti o riportino in superficie nel loro instancabile moto.
Il racconto di questo viaggio ci viene offerto in un linguaggio che, nel corso degli anni, percorso da ritmi ben scanditi e serrati, si è fatto sempre più asciutto ed essenziale, raggiungendo un’intensità tale da rendere dirompente la voce poetica dell’autrice.
La guida per meglio affrontare tale avventura non manca.
Il commento, in quarta di copertina, a cura di Franco Manescalchi, poeta e saldo punto di riferimento per la cultura fiorentina e non solo, riprende i temi di fondo di Innocenza appartsi nelle sue precedenti pubblicazioni e scandaglia con occhio acuto l’ultimo fluire del loro percorso. Le ampie introduzioni di Rossano Onano, poeta psichiatra e sensibile interprete della psiche umana, e di Giuseppe Panella, poeta filosofo e fine critico, ci introducono, con analisi puntuali sui versi di Innocenza, ai misteri, ai segreti, agli inganni e ai disinganni di questa poesia, suggerendo illuminanti chiavi di lettura.
Il mito, tutte le leggende e gli eventi magico-religiosi ad esso collegati, il mare ed ogni elemento della natura, sacralizzato dall’abbraccio coinvolgente dell’occhio umano, emergono o traspaiono con potenza e limpidezza. In un’atmosfera rarefatta, un po onirica, illuminata da uno strano sole non sempre capace di diradare le ombre, si delineano con forza, seppure appena accennate da scarne parole, figure mitologiche quali Narciso, Armonia, Orfeo, Euridice, Persefone, ma anche bibliche come Sansone e Dalila o storiche e letterarie, e l’eterno messaggio di ciascuna di esse è restituito al lettore nella pienezza del vero significato. Nitida, attraverso le parole di Onano, la lettura del mito di Orfeo: «Fremono i sensi, / l’acqua, / l’aria, / la luce, / l’erba tenera d’aprile. / Mortifero / il serpente / sul seno di Euridice».
«[...] Narciso consuma il proprio tradimento nei confronti della Natura, scegliendo l’arte e il suo vagheggiamento assoluto. [...] È l’inganno di chi si illude di potere scavalcare la dimensione dei rapporti umani per privilegiare la pura Bellezza. L’amore e la conoscenza della letteratura antica, la volontà di fare rivivere nei suoi versi i personaggi che la animano, dopo avere identificato le loro gioie, pene, sorprese, tragedie con le nostre (sempre le stesse nonostante i secoli trascorsi) credo lenisca la solitudine ansiosa che traspare dalle opere di Innocenza».
«Il primo verso mi arriva cantando» mi ha confidato l’autrice in una recente conversazione, quasi stupita che tanta grazia potesse discendere su di lei e che, da questo verso, ne prendessero vita altri. Chi, però, come lei, si accosta alla letteratura e alla poesia per meglio capire la sconvolgente avventura della vita, avrà sempre qualcuno con cui dialogare perché la letteratura a questo serve: gettare ponti tra le tante, diverse solitudini che ci affliggono.
Data recensione: 01/07/2010
Testata Giornalistica: Erba d’Arno
Autore: Annalisa Macchia