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Alla Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti una personale dell’artista: esposte 77 opereSessantaquattro dipinti più dodici disegni, per un totale di settantasei momenti strappati alla memoria del cuore. Questo e non solo regala Natura e verità nella pittura di Enzo Faraoni, antologica dedicata all’artista nato a Santo Stefano di Magra, l’ultimo grande narratore del Novecento, capace di attraversare un secolo senza snaturare la forza e la poesia delle sue immagini.
L’esposizione, allestita nelle sale della Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti (fino al 30 aprile) è stata curata da Mirella Branca e ripercorre magistralmente la vita del pittore, che fin da giovanissimo (nasce nel 1920 e adolescente si trasferisce a Firenze) si mette alla prova frequentando l’humus culturale fiorentino, fatto di pittori in voga, scrittori di fama e pomeriggi passati alle Giubbe Rosse di piazza della Repubblica. Dalle pennellate corpose dei primi lavori, alle influenze di Carrà, De Chirico e Soffici il passo è breve e la carriera illuminata del giovane artista comincia a tracciarsi un percorso preciso quando il suo brande maestro, Ottone Rosai, lo sceglie come assistente per il corso all’Accademia di Belle Arti.
Le sezioni della mostra sono ben scandite dalle fasi e dagli incontri che la vita ha regalato al pittore, a partire dalla formazione all’istituto d’arte di Porta Romana fino alle più mature frequentazioni intellettuali e ai primi riconoscimenti nazionali: dalla partecipazione alla Biennale di Venezia al premio “Città di Firenze”, ricevuto nel 1961 per il bellissimo dipinto Ragazza addormentata (oggi conservato nella stessa Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti). Figure femminili, nature morte, autoritratti e la riproduzione, mai uguale a se stessa, dello studio di Piazzale Donatello, questi i temi che l’artista ha amato di più, lasciandosi ispirare da forme e soggetti che riportano la memoria a scorci quasi familiari, rendendo la sua pittura perfettamente riconoscibile.
Molti i critici, poeti e narratori del Novecento, tra cui Luigi Baldacci, Carlo Betocchi, Romano Bilenchi, Mario Luzi, Piero Santi, Giovanni Testori e ancora Carla Lonzi, Lara-Vinca Masini, Raffaele Monti, Alessandro Parronchi, Carlo Ludovico Ragghianti, che si lasciarono stregare dal fascino asciutto dei lavori di Faraoni, da qui l’idea di prendere in prestito pensieri e stralci di testi critici da riproporre al visitatore sotto forma di mini schede, poste accanto ad ognuno dei lavori, quasi come se si trattasse di una piccola guida o di parentesi aperte sull’opera del pittore toscano. “Questa mostra – spiega in una nota la soprintendente al polo museale Cristina Acidini – rende onore a un artista che ha affinato la sua sensibilità nell’osservazione per tradurla nel disegno e nella pittura, lungo i decenni di un’attività instancabile e operosa, continuamente rinnovantesi anche attraverso l’esperienza dell’insegnamento”. Per chiudere con gusto il salto temporale  - degno di una time machine – nella pittura e nella vita fiorentina del Novecento, tra i tanti dipinti viene proposto anche un video, intitolato Testimonianza di un viaggio e curato da Tayu Vlietstra. Un’intervista all’artista ambientata in un luogo che sembra essere stato ricostruito apposta per strizzare l’occhio a uno dei suoi quadri e che lascia spazio a un coinvolgente racconto della città e degli ultimi settanta anni di storia visti dalla prospettiva privilegiata dell’artista.
Data recensione: 06/02/2011
Testata Giornalistica: Corriere fiorentino
Autore: Ludovica Valentina Zarrilli