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Le storie di famiglia, le biografie, le autobiografie – genere letterario sempre molto amato – ultimamente sembrano attrarre più che mai scrittori e lettori. Sono nata e non ne sapevo nulla non è un’opera prima: Paola Castellini ha alle spalle molti editi

Le storie di famiglia, le biografie, le autobiografie – genere letterario sempre molto amato – ultimamente sembrano attrarre più che mai scrittori e lettori. Sono nata e non ne sapevo nulla non è un’opera prima: Paola Castellini ha alle spalle molti editi e inediti di pedagogia, didattica, psicologia, narrativa, poesia. Non si spiegherebbe altrimenti la sapienza della scrittura e la forza avvincente del racconto. Il libro è diviso in tre parti. La prima è soprattutto dedicata alla ricostruzione della genealogia familiare, assai complessa e dominata dalla mescolanza: nord e sud, ebrei e gentili, bigotti e anticlericali, intellettuali, mercanti, contadini (l’Italia, insomma: con buona pace di chi aspira all’omogeneità e alla separazione…). Complessità accentuata da esigenze editoriali di sintesi, che fanno quanto meno desiderare un albero genealogico, ammesso che tanti rami e tante radici possano essere graficamente raffigurate. Nella seconda parte l’infanzia e l’adolescenza dell’autrice raccontano come condizionamenti esterni (le malattie, il difficile rapporto con la madre, il desiderio inappagato dell’approvazione paterna, un’educazione che reprime ogni frivolezza e femminile civetteria, una famiglia in cui l’ironia e le sofisticate battute di spirito congelano emozioni e sentimenti) contribuiscono a determinare non il suo mondo interiore, ma l’immagine di Paola, la sua persona/maschera, il suo modo di essere con gli altri e agli occhi degli altri. Ma raccontano anche come si viveva prima, durante e subito dopo la guerra: le case borghesi, tra modernità e imponenti mobili scolpiti; il modo di viaggiare, la villeggiatura, una Firenze che non esiste più; e poi l’emergenza, il coprifuoco, il freddo e la fame; e infine la pace e di nuovo le vacanze, la scuola, gli amici, i primi amori. La terza parte, L’età del ferro, è la più intensa, ricca, coinvolgente: potrebbe essere un libro a sé. E, tralasciando i contenuti, il lettore viene colpito dalla generosità e dal coraggio dell’autrice: generosità e coraggio nel comunicare emozioni, nell’esporsi al giudizio degli altri, nel confessare – pur nella lucida consapevolezza del proprio valore – che presumere di poter salvare chi amiamo è un’illusione. Sono nata… è un libro antico e moderno: antico nei contenuti, che sono eterni – la famiglia, l’Edipo, l’amore, il lutto – e moderno nel linguaggio a tratti aspro, nel modo di raccontare che non indulge alla bella pagina da antologia e ostenta una scrittura di getto, senza limature o ripensamenti, ma capace di brevi periodi fulminanti, che colpiscono al cuore, come quelli, alla fine della seconda parte, dedicati ai figli. E per concludere è un libro che piace alle donne; ma quanti uomini dovrebbero leggerlo…
Data recensione: 01/07/2010
Testata Giornalistica: Il Portolano
Autore: Maria Concetta Fozzer