chiudi

Riproduce i salci rossi e le acque di pianura di Vinci la bellissima copertina di questa fine e peculiare opera, della quale ha scritto Bàrberi Squarotti: «La lirica, modulata in versi piani e pacati, di ampio respiro, ripercorre a ritroso la “genealogia del desiderio” in un viaggio mentale nomadico e dispersivo che, al di là dell’infanzia e della storia, sulla scia della filogenesi, approda allo stupore delle origini, al regno primevo delle acque, dove l’uomo civilizzato si scopre, a sorpresa, “girino”, con “ancora in bocca | il sapore di terra bagnata e il fradicio languore di felce ”». Il libro propone il simbolismo delle acque caratterizzato da forte valenza introspettiva, in quanto si rivolge alla sfera del sentimento optando per l’intervento della ragione, laddove le passioni tumultuose potrebbero portare il primo alla deriva.
Dall’incipit, al continuum, alla chiusura il percorso immaginativo e reale delle acque diviene il tramite di una significazione ulteriore, un’educazione al percepire: allargandosi ad altre realtà, stigmatizza aspetti dell’umana insipienza, incapace di capire il senso di un viaggio quasi sempre penoso e difficile, finalizzato al conseguimento di verità profonde.
Dalla sorgente di Valle Buia scaturisce, infatti, un’immagine di vita, con la forza del desiderio che «obbedisce all’istinto» e irrompe, esaurito ogni piacere, «in un rumore sommesso fra erbe | appena bagnate per adorare il sole che qui a fatica | irradia, in bisturi come laser a colorare i desideri».
Purtroppo tra scienza e conoscenza non c’è possibilità di coesione, «una dolce collina ci ha divisi, in desideri oscuri, dietro la curvata vetta il passato è passato». Il soggetto interrogante rischia quindi di smarrire il principio di individuazione, al quale si aggrappa, quando chiede dove sia «la genealogia del desiderio | che impetuoso si espande [...] in cerca di un corso amoroso e di maestri antichi» che guidino i nostri passi come il governatore delle acque.
Una silloge che invita ad acquistare volontà di comprendere, coraggio nelle avversità, misura nei giudizi, moderazione nei desideri attraverso il colloquio con la natura ed il proprio mondo interiore.
Data recensione: 01/03/2010
Testata Giornalistica: Città di vita
Autore: Innocenza Scerrotta Samà