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Davanti a un folto pubblico è stato presentato nel marzo 2009 al Punto d’Incontro di Cecina il volume dello scrittore Massimo Griffo Amaritudine Premio Roma 2008. Insieme all’autore, ha presentato il libro Roberto Brogi, storico dell’Università di Siena. Brogi è bilingue perché sua madre è tedesca e il babbo toscano. A margine della presentazione abbiamo avuto con l’autore Massimo Griffo e con Roberto Brogi una breve intervista.
Che cosa sta cambiando nello scrittore Massimo Griffo dai primi libri a oggi? E che cosa cambierà nella visione del mondo e della società italiana?
Non credo che cambierà. Io ho iniziato un libro... è la mia storia privata ma in chiave di scrittore e volevo intitolarlo, ne avevo parlato con Graziano Parri, Abbassate le penne perché oggi per uno scrittore che non ha appoggi è molto difficile farsi avanti. Volevo raccontare come è stato difficile per me e come non sono ancora arrivato al traguardo perché il vero traguardo è quello che ti permette di vivere ciò che fai... Sulla mia carta d’identità c’è scritto professione scrittore, però in realtà non è una professione perché una professione deve dare anche da vivere mentre invece mi costa più di quanto potrebbe eventualmente rendere. Questo è in pratica un pamphlet ma ne sto scrivendo anche un altro, che avrà la stessa funzione di questo e metterà in risalto certi comportamenti degli esseri umani, non soltanto degli italiani... il tutto è frutto di fantasia un po’ come Futuro anteriore; di qualche cosa che c’è nell’animo delle persone che tende a prendere delle vie “viziose”, diciamo... Nel senso di vie sbagliate e che danneggiano molto la società...
La corruzione è dovunque ma a che livello è in Italia?
Penso che noi abbiamo dei numeri in meno. Forse è anche la storia d’Italia, di staterelli, di lotte, di doversi arrangiare, di recriminazioni, di crudeltà..., la storia d’Italia è questa e noi siamo gli eredi...
In Italia è molto diffusa la tendenza ad aver bisogno del Santo in Paradiso e cioè ad essere protetto e perciò ad essere suddito e non cittadino...
Esatto. È così... ma anche questo dipende dalla storia che abbiamo avuto: se uno voleva “campare” bisognava che fosse suddito.
… ma non è cambiato niente!
Certo, non è cambiato niente. Ma sai quanti DNA bisognerà cambiare!
Che cosa è la sinistra oggi?
Non c’è più la sinistra che doveva esserci e che all’inizio era anche il Comunismo... Il voler migliorare lo stato dell’uomo. Giustamente, Mazzini, che era amico di Marx, gli scrisse dicendo “... è bellissimo quello che tu scrivi sul futuro ma per realizzarlo ci vuole un dittatore”.
Roberto BrogiChe differenza c’è fra Italia e Germania?
C’è una differenza profonda, direi. La differenza nasce da ragioni storiche, che risalgono indietro nel tempo. Se si rimonta al ’500 vediamo che il Nord Italia e la parte più avanzata, più ricca della Germania, la parte del Reno, sono quasi allo stesso livello; sono governate da città stato, sono governate da una ricca borghesia mercantile; hanno dei sistemi politici molto differenziati al loro interno. Ci sono delle repubbliche, ci sono le città anseatiche in Germania che si mettono insieme come federazioni, un po’ come le antiche lucumonie in Toscana, con gli Etruschi. Poi ci sono dei Ducati e tutti hanno un certo tipo di impronta e l’impronta è la partecipazione civile.
Non è vero che è la Rivoluzione francese che inventa i cittadini, i cittadini li inventarono i liberi Comuni italiani: la cittadinanza.
Allora questa zona, cioè il Centro-Nord Italia e la parte occidentale della Germania, era la parte più avanzata d’Europa, dal punto di vista politico, economico... Il resto d’Europa era governato da tiranni. Se ci si pensa la storiografia ufficiale ottocentesca già da allora doveva esaltare lo stato nazionale finalmente costruito, che esaltava la Francia, la Spagna, l’Inghilterra, grandi stati-nazioni del ’500, ma la ricchezza non era lì. Firenze, da sola, ai tempi di Dante, aveva un’economia più grande dell’economia inglese. I pannilani erano l’acciaio dell’epoca. I pannilani sono del ’300 e Firenze produceva più pannilani di tutta l’Inghilterra. È da qui che nasce la differenziazione. Perché in Italia c’è stata la Controriforma, quindi nel ’600 si ha un regresso totale. Certo, anche in Germania c’è stato un regresso, c’è stata la guerra dei 30 anni che ha causato gli stessi danni della 2ª Guerra Mondiale. Da noi la Controriforma si è imposta come una cappa ideologica, una cappa molto pesante.
Il mondo protestante pur con tutte le sue contraddizioni interne è il mondo avanzato. È lì che nasce la differenziazione fra Italia e Germania o ancor più fra Italia ed Europa avanzata. Un tempo eravamo noi l’Europa avanzata...
Guardando al passato come vedi l’Italia di oggi e il suo futuro?
Non è facile astrarsi dalla quotidianità. Sarebbe facile astrarsi dalla quotidianità. Sarebbe facile avere la tentazione di dire sempre peggio. Ma non credo che possa andare sempre peggio. Se non altro, e non me ne voglia chi ha già una certa età... ci sarà il rinnovo generazionale. E del resto la nuova generazione o è sfiduciata oppure gode di troppo benessere o troppe protezioni familiari.
Il fatto di aver eliminato il servizio militare è stato un grande errore. Si è perso il senso dell’autodisciplina, del dovere, degli obblighi che oggi sono diventati degli optional.
Non dimentichiamo che l’Esercito è stato il primo nucleo su cui si è costruita l’identità italiana, perché senza l’Esercito si arriva alla 1ª Guerra Mondiale con i siciliani, i veneti, i toscani, i sardi... come avrebbero potuto capirsi? Ed è insieme, nelle trincee, che hanno imparato a confrontarsi con le diversità di ogni regione. L’Italia è molto lunga.
Data recensione: 01/01/2010
Testata Giornalistica: Dimensione D
Autore: Vania Partilora