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I sentieri della storia, della critica letteraria e di certe loro sorelle un po’ «zitelle» possono essere senza dubbio scomodi e noiosi; non parliamo poi dei banchi scolastici, dove ciò che

I sentieri della storia, della critica letteraria e di certe loro sorelle un po’ «zitelle» possono essere senza dubbio scomodi e noiosi; non parliamo poi dei banchi scolastici, dove ciò che si produce negli ambienti più o meno accademici viene sovente ridotto in pillole, mal somministrato e peggio digerito. Ben venga dunque qualche contributo che cerchi nuove vie, soprattutto se l’argomento è capace di interessare e entusiasmare, come tutto ciò che riguarda Dante. Che l’Altissimo Poeta sia stato preda di legioni di critici e interpreti pedanti, per i quali avrebbe escogitato chissà quale diabolico contrappasso nelle più basse regioni infernali, non c’è dubbio; ma forse, un posticino (almeno in Purgatorio) l’avrebbe riservato anche a quelli un po’ troppo fantasiosi, i «fantadantisti» soprattutto se gli toccavano Beatrice!
Il nuovo libro di Renzo Manetti, architetto e studioso di iconologia e simbolismo, Beatrice e Monnalisa, edito da Polistampa, rischia di avvicinarsi a questa seconda categoria, sebbene lo soccorrano una indubbia preparazione nel difficile campo dell’esoterismo e della simbologia…
Data recensione: 27/12/2005
Testata Giornalistica: Il Giornale della Toscana
Autore: Domenico del Nero