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Paolo Volponi e Pier Paolo Pasolini si conobbero nel 1954 a Pietrasanta, in occasione dell’assegnazione del premio di poesia “Giosuè Carducci”

Paolo Volponi e Pier Paolo Pasolini si conobbero nel 1954 a Pietrasanta, in occasione dell’assegnazione del premio di poesia “Giosuè Carducci” che entrambi si aggiudicarono ex aequo: Volponi con la raccolta L’antica moneta, Pasolini con La meglio gioventù. La loro amicizia si consolidò nei due anni successivi a Roma, dove vissero a stretto contatto fino al 1956, anno in cui Volponi si trasferì a Ivrea come direttore dei servizi sociali della Olivetti. Di quell’amicizia resta un’interessante corrispondenza epistolare fino ad oggi inedita, e che ora le Edizioni Polistampa, a cura di Daniele Fioretti, propongono parzialmente pubblicando le lettere che Volponi scrisse a Pasolini in un arco di oltre vent’anni. Si tratta di ottantuno missive conservate presso il Fondo Pasolini del Gabinetto Vieusseux di Firenze, ristampate quasi integralmente ad eccezione di alcuni brani omessi per volontà degli eredi Volponi. Per quanto riguarda le risposte di Pasolini, sei sono già apparse nell’epistolario curato di Nico Naldini nel 1988 (Lettere 1955-1975, Torino, Einaudi), mentre ventidue sono attualmente conservate dagli eredi Volponi e sono tuttora inedite.
Accanto al valore documentario e filologico del carteggio, di cui va segnalato l’attento lavoro di cura-tela compiuto da Fioretti, ciò che più interessa è la sua capacità di far luce su alcuni passaggi chiave della poetica e della narrativa volponiana, «di cui è spesso possibile seguire l’evoluzione in fieri, grazie alla presenza di stesure preparatorie e intermedie di testi poetici e di brani di romanzi» (p. 10). Del resto è proprio questo l’aspetto che privilegia Fioretti nella sua nota introduttiva: la capacità di queste lettere di parlarci del rapporto tra Pasolini e Volponi non solo in termini di notizia biografica, ma anche e soprattutto d’interferenza intellettuale. Specialmente nella composizione de Le porte dell’Appennino e di Memoriale, infatti, Pasolini fu per Volponi un interlocutore di primissimo piano, come dimostra la frequente richiesta da parte di quest’ultimo di pareri e suggerimenti su poesie o brani di romanzo che inviava in allegato alle lettere. È proprio grazie all’analisi di questo materiale pre-paratorio che Fioretti, comparandolo in appendice con le varianti dei testi a stampa, attesta che l’influenza di Pasolini sul primo Volponi, per quanto intellettualmente significativa, fu «prevalente-mente di tipo “indiretto”», non interferì cioè sui testi sottoforma di correzioni specifiche, dimostrando così la presenza di «una personalità autoriale matura e completamente autonoma» (p. 16).
Lo scambio epistolare tra i due autori, che conobbe una fase di stagnazione soprattutto dopo l’apparizione di Corporale, romanzo che non piacque a Pasolini per l’eccessiva vicinanza con le nuove poetiche della neoavanguardia, terminò con una lettera di Volponi del 26 agosto del 1975. La chiusa, tanto più nostalgica se letta come saluto definitivo, e cioè alla luce dell’imminente tragedia che stava per colpire Pasolini, era la seguente: «Io parto, triste e senza alcun programma, per Milano. Ti abbraccio sperando (come?) di rivederti presto, tuo Paolo» (p. 183).
Data recensione: 01/04/2011
Testata Giornalistica: Oblio
Autore: Giorgio Nisini