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Un prezioso volume La farmacia storica fiorentina. I “fornimenti” in maiolica di Montelupo (secc. XV-XVIII) edito da Polistampa e frutto dei lavori e delle ricerche di Fausto Berti, esperto di storia e archeologia, grazie a testi chiarissimi e a bellissim

Un prezioso volume La farmacia storica fiorentina. I “fornimenti” in maiolica di Montelupo (secc. XV-XVIII) edito da Polistampa e frutto dei lavori e delle ricerche di Fausto Berti, esperto di storia e archeologia, grazie a testi chiarissimi e a bellissime immagini cattura l’attenzione anche dei non addetti ai lavori spingendoli a esplorare, attraverso la ricostruzione dei vasi da farmacia, la storia di “spezie, speziali e antichi spedali”.
Trattando le maioliche da spezieria attraverso il filo rosso dell’organizzazione sanitaria dello Stato fiorentino, l’autore che vanta numerose pubblicazioni e che dal 1982 è direttore del Museo della Ceramica di Montelupo e di numerose campagne archeologiche nella zona, ha affrontato la storia non soltanto sotto l’aspetto estetico dei manufatti, ma anche ricostruito il loro significato storico.
Sotto la lente di ingrandimento di un’ accurata ricerca balza in primo piano la tradizione antica che unisce Montelupo e la ceramica, due nomi conosciuti insieme in tutto il mondo. Le fornaci e la destrezza degli artigiani della cittadina della valle dell’Arno, punto chiave nell’antichità per l’accesso a Firenze, hanno sfornato infatti per secoli, manufatti dalle forme e dai colori inconfondibili.
Complice il silicio contenuto nelle sabbie a partire dalla seconda metà del Duecento a Montelupo si comincia a produrre anche la maiolica, una lavorazione della ceramica con rivestimenti di smalto frutto dell’ossido di piombo e ossido di stagno, “accordati” tra di loro da una componente ottenuta proprio dalla fusione di sabbie silicee.
Gli speziali, che, assieme ai medici, costituivano una potente corporazione nelle città medievali, era affidato il compito di preparare i medicamenti attraverso l’uso dei cosiddetti "semplici" in gran parte derivati dal mondo vegetale, spesso arricchiti mediante la miscelazione delle più svariate sostanze minerali,animali. Diventano così sempre più diffusi i vasi destinati a contenerli.
Si scopre, immersi nelle pagine del volume, come le maioliche prodotte a Montelupo diventano parte integrante delle più importanti imprese farmaceutiche fiorentine. Da quella, grandissima, attiva nell’ospedale di S. Maria Nuova, che ne ricevette migliaia ogni anno, alle altre, aperte presso gli altri nosocomi dello Stato, come il Ceppo di Pistoia ed il S. Chiara di Pisa.
Quando i maggiori conventi fiorentini, come quello di S. Marco e di S. Maria Novella istituirono tra il Cinque e il Seicento laboratori e sale di vendita, aperte a tutti, si dotarono di speciali serie di vasi maiolicati di Montelupo.
E proprio al Museo della ceramica di Montelupo, nell’ambito del Festival Internazionale della Ceramica, nell’esposizione “La Farmacia storica fiorentina”, sono in mostra fino alla fine di ottobre oltre 80 di queste preziose maioliche da farmacia, la maggior parte delle quali appartiene a prestigiose collezioni private, e viene mostrata al pubblico per la prima volta.
Con certosina pazienza e il rigore di una ricostruzione filologica delle forniture ceramiche destinate alla conservazione dei medicamenti nelle “spezierie” preindustriali, l’autore ripercorre nella prima parte la storia delle spezierie ospedaliere e nella seconda di quelle delle spezierie conventuali come la Farmacia dell’Annunziata, Santa Maria Novella, San Marco, Farmacia della Carità, Santa Chiara, Certosa, Farmacia francescana, Farmacia domenicana.
Una ricerca che ha ricostruito le vicende relative alla nascita delle officine farmaceutiche istituite negli ospedali e nei conventi di quello che fu lo Stato fiorentino, allargando significativamente questa ricerca ai privati esercizi di spezieria (le antiche farmacie), che hanno operato in Firenze ed in altre città della Toscana che sono oggetto dell’indagine della terza parte del volume.
Grazie a quelli che erano i simboli, le griffe del tempo, riportate sui manufatti è stato operato un tentativo di censimento che ha portato l’autore, nei panni di un paziente e moderno investigatore, a districarsi in una selva di stemmi gentilizi, simboli religiosi, sigilli, lettere e monogrammi a ricostruire per la prima volta una mappa ben articolata delle dotazioni dei vasi da farmacia esistenti nell’area fiorentina.
Una piccola curiosità. L’appendice del libro riporta un raro inventario di spezieria del XVII secolo trascritto e annotato da Mario Mantovani. L’«Inventario, et stima di tutti li effetti che si ritrovano nella spezzieria de’ figlioli et eredi del sig.re Antonio Lapi, posta nel Borgo S. Lorenzo nella piazza di sopra di detto luogo» è un atto del 1687, probabilmente scritto dal “notaio de’ malefici”, l’ufficiale giudiziario dell’epoca che riporta fino a noi un’accurata fotografia di tutti gli oggetti e medicamenti presenti nella bottega dello speziale.
Data recensione: 13/09/2010
Testata Giornalistica: Arte e Arti
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